Semmelweis: eroico e sventurato pioniere dell’asepsi

Semmelweis fu un eroico e sventurato pioniere dell’asepsi e dell’ antisepsi, conquiste fondamentali nella storia della medicina

L’intervento chirurgico, grazie alle scoperte fatte in campo anestesiologico, si era ormai liberato dal dolore, ma per diventare sicuro occorreva liberarlo anche dal rischio delle infezioni.
La mortalità operatoria causata, in massima parte, dalle infezioni era ancora molto elevata e frenava l’iniziativa dei chirurghi. All’infuori dei casi d’urgenza in cui l’operazione era inevitabile, i chirurghi esitavano sempre ad intervenire. Sapevano che anche la più piccola incisione in una zona infetta poteva provocare una complicazione mortale, per cui si limitavano a fare quello che potevano, anche se I’anestesia aveva concesso loro di operare con maggior accuratezza e di tentare qualche volta le operazioni addominali.
Nelle grandi amputazioni, che allora costituivano l’intervento più impegnavo, la mortalità era molto elevata. L’amputazione della coscia, durante la guerra di Crimea del 1854, comportò nell’esercito francese una mortalità del 91% , che, nel 1859, durante la guerra di Napoleone III in Italia, si abbassò all’85%. La causa principale di questa elevata mortalità era l’infezione, contratta in massima parte in ospedale.

Le ‘malattie d’ospedale’, infatti, rappresentate dall’eresipela, dalla cancrena, dal tetano e dal tetano e dalla setticemia, complicavano e spesso funestavano il decorso post-operatorio nei reparti chirurgici. Invece si era osservato che, assai spesso, i soggetti operati al loro domicilio sfuggivano alle complicazioni infettive insorgenti negli operati in ospedale. Questo fatto fu verosimilmente uno dei motivi che contribuì a mantenere vivo un certo senso di diffidenza verso le istituzioni ospedaliere da parte dei malati. I motivi che avevano trasformato gli ospedali in fonti di infezioni erano molteplici e andavano dalle pessime condizioni igieniche in cui versavano locali di degenza e di cura, alla pratica delle medicazioni che venivano effettuate con strumenti e materiale (strisce di tessuti sfilacciato e liso) scarsamente puliti; allo stesso abbigliamento del chirurgo, costituito da una giacca da lavoro, per lo più sporca da vecchia data di sangue e di pus. A ciò si aggiunga la mancanza di un disinfettante veramente efficace contro le infezioni.
Tale era la situazione quando nel 1847 l’ungherese Ignazio Filippo Semmelweis (1818-1865), assistente presso la Clinica Ostetrica di Vienna, riferì di aver notato che le morti per febbre puerperale erano più frequenti nei reparti di ostetricia in cui gli studenti passavano dalle esercitazioni di medicina operatoria sul cadavere alle esplorazioni ostetriche sulle partorienti con le man non sempre adeguatamente pulite. Pensando che questa fosse la causa principale della febbre puerperale, Semmelweis ordinò agli studenti il lavaggio delle mani in una soluzione di cloruro di calce prima dell’ingresso in Clinica. L’effetto di questa misura fu immediato e la mortalità scese dal 18 al 2,45%.

Un’altra battaglia era vinta e alla chirurgia era stata offerta un’altra valida risorsa.

Quando Semmelweis comunicò questi suoi risultati non parlò di batteri, bensì di una <materia animale decomposta> trasmessa attraverso le manipolazioni degli studenti alle ferite od escoriazioni presenti nei
genitali delle puerpere. Egli, però, aveva individuato il problema e nella sua monografia sulla febbre puerperale pubblicata nel 1861 precisava che questa febbre era la stessa malattia che colpiva i chirurghi e gli anatomici che si ferivano accidentalmente o che si sviluppava in seguito alle operazioni chirurgiche.

La concezione di Semmelweis non ebbe una fortuna immediata.

Essa, malgrado l’appoggio di numerosi scienziati fra cui Rokitanski, Skoda e Hebre, venne avversata per motivi vari, compresi gli intrighi personali, da una massa di avversari comprendente anche il celebre Virchow. Di tutto ciò Semmelweis (che nel frattempo era diventato clinico ostetrico di Budapest) soffrì al punto che nel 1865 fu ricoverato in un ospedale psichiatrico per una grave forma di psicosi, e quivi nello stesso anno venne a morte a seguito di una setticemia contratta alcuni mesi prima, per una ferita prodottasi durante un’autopsia.

La vita 
SEMMELWEISS nacque a Buda nel 1818 e morì a Vienna nel 1865. Fu discepolo di K. Rokitansky e, nominato assistente nel 1846 al reparto di ostetricia presso il Policlinico di Vienna, dove potè studiare a fondo la febbre puerperale che mieteva vittime su vittime, riuscì a stabilire che essa era un'infezione generale del sangue, penetrata attraverso lesioni e causata dalla impurità presente sulle mani e sugli strumenti di chi assisteva le partorienti. Sostenne, perciò, che il flagello poteva essere vinto solo ricorrendo alla asepsi degli assistenti al parto, degli strumenti e delle medicazioni. La sua teoria venne combattuta dai massimi ostetrici del tempo e persino dal grande Virchow, finché Semmelweis abbandonò, amareggiato, Vienna nel 1850. Cinque anni dopo ebbe la cattedra di ostetricia all'Universita di Budapest, dove pubblicò il suo trattato fondamentale Die Aetiologie, der Begrif und die Prophylaxis des Kindbertfiehers (Exiologia, idea e profilassi della febbre puerperale), pubblicato contemporaneamente anche a Vienna, contro il quale si scagliarono ancora una volta le violente critiche del mondo scientifico. 

Oggi noi riconosciamo in Semmelweis un eroico e sventurato pioniere dell'asepsi e dell' antisepsi, conquiste fondamentali nella storia della medicina.

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