Claude Bernard e la fisiologia

Claude Bernard e la fisiologia

«La vera scienza non sopprime nulla, ma cerca sempre e guarda in faccia senza scomporsi le cose che non comprende ancora»

Sono attualissime oggi le parole di Claude Bernard (1813-1878), una delle maggiori menti della medicina di ogni tempo, cresciuto alla scuola di Francois Magendie.

Le sue concezioni filosofiche e scientifiche sulla scienza e fisiologia e in medicina sono, però, assai diverse da quelle del suo maestro, poiché fondamentalmente basate sul «positivismo» di cui, fu uno dei principali teorizzatori.
Con la sua pubblicazione Introduction à l‘étude de la Médecine expérimentale, Bernard avrebbe cambiato la storia della medicina e l’avrebbe avvicinata sensibilmente alla scienza: raccogliendo il testimone metodologico di Magendie che divide il suo tempo tra l’ospedale e il laboratorio, teorizza e dimostra che solo il laboratorio, ovvero il metodo sperimentale, consente di spiegare la malattia riconducendola alla sua causa prossima.

Si tratta probabilmente del suo maggior merito, ancor più delle sue innumeri e importanti scoperte, anche se con velata modestia lui stesso scrive: “Il nostro unico scopo è, ed è sempre stato, quello di contribuire a far penetrare i principi ben noti del metodo sperimentale nelle scienze mediche”.

Fisiologia è la scienza che studia le funzioni degli organismi viventi, gli studenti la incontrano dopo aver appreso le scienze di base: fisica, chimica, biologia e anatomia, e prima di affrontate le discipline cliniche, le discipline che, come dice la parola greca kliné, si concretizzano al letto del malato.

Nell’approccio alla Fisiologia, Claude Bernard aveva largamente superato le finalità teleologiche e metafisiche della stessa, non si era cioè domandato perché un fenomeno avviene, perché una cellula vive, ma si era chiesto come un fenomeno avviene, come la cellula vive; aveva cioè rivolto la sua attenzione ai meccanismi che regolano la funzione cellulare ed alle modificazioni degli stessi che possono generare malattia; aveva superato la concezione anatomo-centrica del tempo e posto la fisiologia al centro della ricerca scientifica.

Bernard legò il suo nome a tante scoperte non solo in fisiologia, ma anche in farmacologia ed in patologia, nonché ad un’opera classica, l’«Introduzione allo studio della medicina sperimentale», che rappresenta un testo essenziale per chi si accosta allo studio della medicina. A lui si deve il concetto di ambiente o mezzo interno, come sono sue le importanti ricerche sulla glicogenesi epatica che attribuì ad un processo di secrezione interna, possedendo il fegato il potere di secernere e accumulare sostanze derivate dal cibo ed a quell’organo condotte per via sanguigna.
Nel 1860 scoprì che la vasodilatazione e la vasocostrizione non sono fenomeni locali, ma dipendono da attività nervose complesse soprattutto di origine simpatica. Per Bernard la digestione gastrica «é
soltanto un atto preparatorio» e non tutta la digestione o quasi, come fino allora si credeva. Il succo pancreatico, infatti, giunto nell’intestino, esplica un’azione lipolitica, amilolitica e di scissione degli «albuminoidi». Queste scoperte portarono ad una nuova interpretazione della fisiologia umana, denominata «sintesi fisiologica», secondo la quale il corpo umano non é costituito, come fino allora si credeva, da organi aventi una funzione propria e separata, bensì da organi che si influenzano fra di loro e partecipano al compimento di una funzione.

La nozione di stabilità dell’ambiente interno, introdotta da Claude Bernard come riferimento ideale per connotare la malattia in quanto deviazione da tale condizione, che sarà poi sviluppata da Walter Cannon, tra il 1926 e il 1932, e il concetto di omeostasi, diventa progressivamente il principio cardine della integrazione tra patologia e fisiologia (fisiopatologia).