Leonardo: genio anatomico

Pur riconoscendo Andrea Vesalio come il più grande anatomico del Rinascimento, va ricordato che Leonardo da Vinci (1452-1519) è stato iniziatore dello studio dell’anatomia e della fisiologia su base scientifica, per mezzo di ricerche originali e di dissezioni sul cadavere ed è stato anche il primo ad avere illustrato l’anatomia con disegni dal vero.
Nato a Vinci presso Empoli nel 1452, Leonardo abitò a prevalentemente a Firenze ma dimorò anche a Milano, a Roma, in Francia, oltre a brevi permanenze in luoghi presso altri signori. Morì in Francia nel 1519.
Genio eclettico e multiforme, precorre di molto i suoi tempi in molti campi dello scibile, compresa l’anatomia, della quale si occupò da vero e proprio anatomico e non come semplice conoscitore della materia.

Genio eclettico e multiforme, precorre di molto i suoi tempi in molti campi dello scibile, compresa l’anatomia: fu autore di ricerche originali e di dissezioni sul cadavere ed è stato anche il primo ad avere illustrato l’anatomia con disegni dal vero.

Leonardo iniziò i suoi studi anatomici del 1489 come risulta dai suoi disegni e, come gli stesso disse, eseguì una trentina di autopsie tra Firenze, Milano e Roma. Ma dove egli dedicò maggiormente lo studio dell’anatomia fu a Pavia: lì ebbe come collaboratore Marco Antonio della Torre, lettore di medicina all’Università di Pavia, con il quale avrebbe avuto intenzione di compilare un grande trattato di anatomia. Un progetto che non potè essere realizzato a causa della prematura morte del della Torre.

Questi disegni, denominati anche “fogli vinciani”, sono oggi conservati in Inghilterra ma in passato sono passati inosservati o quasi.

Leonardo, seguendo il proprio istinto che lo portava in qualsiasi campo al perfezionamento della tecnica, escogitò anche in campo anatomico dei mezzi di ricerca che meravigliano per la modernità del loro principio.

Egli fu il primo a praticare tagli seriali e a iniettare sostanze solidificabili nei vasi per poterli mettere meglio in evidenza e nei ventricoli cerebrali e nel cuore per poterne riprodurre la forma interna.  Disegnò il cuore nei minimi particolari e descrisse bene le quattro cavità che da Galeno erano state ridotte solo a due (cuore destro e cuore sinistro). Descrisse inoltre le valvole atrio-ventricolari e quelle dei grossi vasi, dimostrandone sperimentalmente la funzione. Mise in evidenza le corde tendinee, l’endocardio, le trabecole intraventricolare e il fascio moderatore, che venne chiamato corda di Leonardo. Negli organi del sistema respiratorio disegnò bene l’albero bronchiale e l’insieme dei polmoni, dimostrando mediante l’insufflazione forzata di aria, che i bronchi terminano a fondo cieco e che l’aria non può passare nel cuore come sosteneva Galeno. Interessanti sono i suoi studi sulle proporzioni del corpo umano.

I manoscritti e disegni di Leonardo subirono dopo la sua morte vicende sfortunate e vennero pubblicati in maniera completa solo nel 1911 quando l’anatomia era già molto progredita. Sono circa un migliaio e sono contenuti in 119 fogli raccolti, appunto nel 1911, da autori norvegesi in un’opera in sei volumi, intitolata “Quaderni di anatomia” con traduzione inglese e tedesca.

Dal Rinascimento alla rivoluzione scientifica

L’invenzione dei caratteri mobili e la stampa permise dalla fine del XV secolo, una più ampia diffusione del sapere antico e particolarmente delle conoscenze scientifiche e mediche, attraverso la pubblicazione delle opere dei maggiori autori di medicina del mondo greco e romano.

Padova nel 1400 era divenuto il più importante centro di studio d’Europa grazie all’accorta politica veneziana. Grazie alla presenza di studiosi di gran valore, Padova nel Rinascimento ebbe una elevatissima disponibilità di professori: le Università, infatti, facevano a gara nel disputarsi i nomi migliori, che consentivano di attirare un gran numero di studenti provenienti dalle diverse nazioni europee.

Le autorizzazioni al libero esercizio delle dissezioni concesso in questo periodo dai regnanti pontefici, Sisto IV e Clemente VII, aumentarono la possibilità di compiere autopsie, favorendo così l’opera di revisione dell’anatomia.

Accanto alla revisione dell’anatomia venne fatta anche quella della fisiologia, secondo l’uso di Galeno restavano riunite in un’unica materia. Il fatto poi che l’anatomia avesse esteso il proprio campo d’azione dell’organismo sano a quello malato determinò la nascita dell’anatomia patologica.

Va inoltre detto che anche la chirurgia si avvantaggiò dello sviluppo dell’anatomia, sebbene in maniera inferiore alle aspettative.
Da questo periodo, nelle università, i lettori di anatomia vennero incaricati di leggere anche la chirurgia, per la riconosciuta attinenza fra le due materie. Sorse così la figura del «chirurgo anatomico» che durerà fino all’inizio del 1800.

Non subirono, invece, revisioni la patologia e la clinica medica, molto più difficili da controllare rispetto all’anatomia (normale e patologica) e alla chirurgia. Tali materie, infatti, nonostante qualche tentativo di rinnovamento, rimasero invariate rispetto ai secoli precedenti.

La patologia umorale mantenne ancora tutto il suo valore, così come il ragionamento medico, che continua ad essere basato sul sillogismo e sulla deduzione. Persistettero anche la magia e l’astrologia che avevano caratterizzato la medicina medievale.

Questo fino al 1543, data da ricordare perché vengono confutati due tra i più importanti miti scientifici dell’epoca: la concezione ANTROPOCENTRICA e la concezione GEOCENTRICA.

Rinascimento: nuova visione

Il passaggio tra Medioevo e Rinascimento non è avvenuto repentinamente, ma si è trattato di una trasformazione graduale. La formazione delle nuove ideologie non è stata immediata ma si è formata molto più tardi. Perciò questo importante fenomeno non va giudicato alla stregua di un episodio semplice ed isolato, ma visto come un processo complesso, che per realizzarsi in pieno ha richiesto varie fasi di passaggio. Solitamente vengono distinte in tre periodi, uno di preparazione che corrisponde al XV secolo e viene definito Umanesimo.

Si tratta della fase che ha rappresentato la preparazione del Rinascimento, ed è caratterizzato fondamentalmente dalla valorizzazione della personalità umana di fronte al complesso problema della conoscenza.
L’uomo, scoperta la fiducia nelle proprie capacità intellettive, desidera risolvere personalmente i problemi che si presentano al suo giudizio, mentre in precedenza l’intransigenza dogmatica non gli consentiva di farlo.

L’Italia è un unanimemente riconosciuta come la culla del Rinascimento: da essa partì questo nuovo movimento. Si diffuse in tutta Europa, attraverso i suoi artisti e i suoi scienziati, che vennero invitati all’estero, sia attraverso il richiamo esercitato sugli stranieri e i centri italiani di cultura.

La rivolta intellettuale rinascimentale che interessò ogni espressione del pensiero si estese anche alla medicina.
In questo campo, la prima la prima disciplina ad essere sottoposta alla revisione critica fu l’anatomia, essendo la materia più apertamente esposta all’indagine.
Notare le differenze fra descrizione anatomica fatta da Galeno e la reale conformazione degli organi era certamente più facile che intervenire a modificare un’interpretazione patogenetica di una malattia il cui meccanismo è molto meno evidente.

Per la verità già Mondino de’ Liuzzi, all’inizio del 1300 attraverso le poche autopsie che aveva potuto praticare, fece timidamente notare l’inesattezza anatomica di Galeno però non lo attribuì all’inattaccabile Maestro, ma diede la colpa agli Amanuensi che avevano male copiato, o alla stessa natura che aveva mutato nel corso dei secoli la morfologia e la struttura degli organi.
Per quanto riguarda l’anatomia, l’inizio della revisione del sistema galenico si fa iniziare nell’anno 1543, quando uscì il “De humani corporis fabrica” di Andrea Vesalio.