Johann Peter Frank e l’igiene pubblica

Nel 1700 i temi non erano ancora maturi per un’azione collettiva su larga scala nel settore dell’igiene e della medicina preventiva, per cui prevalevano gli sforzi dei singoli, che non di rado si dimostravano di notevole portata.
Come pioniere e riformatore della sanità pubblica si distinse Johann Peter Frank (Rodalben 1745 – Vienna 1821), professore di fisiologia a Gottinga (1784), nel 1785 all’ospedale di Pavia, dal 1795 direttore del policlinico di Vienna, professore a Vilna (1804-08).

La sua opera fondamentale a cui è legata la sua fama si intitola System einer vollständigen medizinischen Polizei, 6 voll., (1779-1819), è il primo trattato di igiene pubblica e medicina preventiva, in cui è richiamato per la prima volta il principio medico-igienico essenziale della medicina moderna, secondo il quale il compito del medico non è soltanto curare e guarire, ma anche prevenire le malattie.

I genitori ne volevano fare un letterato o un avvocato, ma lui intraprese lo studio della Medicina ad Heidelberg, poi a Strasburgo e di nuovo ad Heidelberg, dove si laureò nel 1769.

Nel 1785 venne chiamato a Pavia dal principe Kaunitz, Ministro della Casa Imperiale d’Austria, incaricato di riordinare l’Università.
Fu successore di Tissot e insegnò dal 1785 al 1793 Medicina teorico-pratica e Clinica medica. Dal 1795 si trasferì a Vienna dove divenne direttore del Primario Ospedale e professore ordinario di Clinica medica.
Insieme al figlio Joseph (1771-1842) fu uno dei primi, fra i medici dell’area culturale germanica, a diffondere le teorie di J. Brown.

 

Edward Jenner

La pratica posta in atto da Jenner, definita variolizzazione, venne diffusa in Europa nel 1700 da Lady Mary Wortley Montagu (1690-1762) moglie dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli.
Sorta sulle credenza popolare e dell’osservazione empirica che l’individuo che aveva superato l’infezione vaiolosa rimaneva immune per tutta la vita, fu poi affinata da Jenner e in Italia Angelo Gatti, professore a Pisa, si recò anche a Parigi per propagandarla.
Ma la variolizzazione non era priva di pericoli: alle volte infatti, causava gravi forme di vaiolo o trasmetteva malattie infettive di altro genere.
Merito di Jenner fu proprio quello di aver messo a punto una tecnica sicura di variolizzazione e aver dato una dignità scientifica a questa pratica.
In breve tempo la vaccinazione fu estesa a oltre 100.000 persone in Europa; nel 1805 Napoleone la impose a tutte le sue truppe e dopo un anno l’intera popolazione francese veniva vaccinata.

Edward Jenner nacque il 17 maggio 1749, a Berkeley, nel Gloucestershire, in Inghilterra. Ricevette una buona educazione: suo padre, il reverendo Stephen Jenner, era il vicario di Berkeley. Successivamente studiò chirurgia presso il cerusico di Sudbury e nel 1770 si recò a Londra ove divenne allievo e amico di John Hunter. Dopo aver studiato a Londra dal 1770 al 1773, tornò alla pratica di campagna a Berkeley e riscosse un notevole successo. Era capace, abile e popolare. Oltre a praticare la medicina, si unì a due gruppi medici per la promozione delle conoscenze mediche e scrisse occasionalmente documenti medici. Molte delle lettere di Hunter a Jenner sono state conservate, ma purtroppo le lettere di Jenner a Hunter sono andate perse. Jenner si sposò nel 1788.

Si dedicò alla medicina pratica occupandosi soprattutto di combattere il vaiolo che infieriva in gravi epidemie: Jenner impiega 20 anni per mettere a punto la cura, e nel 1796 decide di provare la sua teoria. Non potendo provare la cura su sé stesso perché già immune dal vaiolo, Jenner sottopone all’esperimento il figlio del suo giardiniere, il piccolo James Phipps. Intinge un ago nella pustola di una contadina malata di vaiolo vaccino, e poi con questo punge il piccolo James. Come previsto, il bimbo si ammala di vaiolo vaccino. Jenner attende qualche settimana affinché il bimbo guarisca, quindi prova a contagiarlo con pustole di vaiolo umano. Il risultato è quello sperato: il piccolo James non si ammala.

Jenner ricevette riconoscimenti in tutto il mondo e molti onori, ma non fece alcun tentativo di arricchirsi attraverso la sua scoperta e in realtà dedicò così tanto tempo alla causa della vaccinazione che la sua pratica privata e i suoi affari personali ne soffrirono. Sua moglie, malata di tubercolosi, morì nel 1815 e Jenner si ritirò dalla vita pubblica.

Jenner e la vaccinazione

L’avvenimento più importante nel ‘700 fu senza dubbio nel campo della terapia medica fu la scoperta della cura del vaiolo, effettuata dall’inglese Edward Jenner (1749-1823).

Da essa originò la pratica preventiva delle malattie infettive, introducendo la pratica della vaccinazione. 

In particolare, grazie alla scoperta di Jenner fu possibile attenuare le conseguenze del vaiolo, malattia epidemica molto frequente e dall’elevato tasso di mortalità.

Jenner osserva che una malattia dell’uomo può essere prevenuta attraverso un virus delle mucche, noto nel Regno Unito come cowpox. Nello specifico, egli nota che  i mungitori di vacche sembrano essere resistenti al vaiolo, ma soltanto quelli che si sono presi un’infezione sulle mani, che di sicuro deriva da strane lesioni sulla cute dei capezzoli delle vacche in lattazione. Preleva quindi il pus da una piega della mano di un’operaia addetta ad una latteria inoculandola in un bambino sano di otto anni. Nel punto di inoculazione – la mano – si forma una piaga con la cicatrice, ma la successiva inoculazione dopo sei settimane non dà alcuna pustola.

Inizialmente la vaccinazione di Jenner trovò numerose opposizioni, soprattutto da parte dei seguaci della teoria umorale.

Con il tempo, la teoria di Jenner si diffuse e il suo merito fu riconosciuto e le sue intuizioni furono poi confermate dalle successive ricerche condotte nel campo dell’immunologia.

In Italia il metodo di Jenner fu largamente diffuso grazie all’opera indefessa di Luigi Sacco, milanese (1769-1836).

La terapia medica nel Settecento

Nel 1700 iniziò una revisione di quella confusa farmacopea che aveva caratterizzato il concetto terapeutico dei secoli precedenti.
Inizia, infatti, in quest’epoca quella “censura simplicium” che ideata da Carlo von Lineé detto Linneo (1707 – 1778) e proseguita con la sua scuola valse a riformare l’antico ricettario e a metterlo sulla via di una prossima riforma.
Un altro fatto di rilievo avvenuto nella terapia medica di questo secolo fu l’introduzione di nuove sostanze come la digitale nella cura dell’idropisia, il catrame nelle malattie cutanee, la felce maschio come purgante.
Si convenzionarono, inoltre, medicinali che mantennero il loro nome per oltre due secoli: il liquore antisifilitico di Van Swieten, il liquore arsenicale di Fowler, l’acqua di Goulard, meglio conosciuta con il nome “acqua vegeto-minerale”.
Mentre i soliti soccorsi terapeutici impiegati nei secoli precedenti come i revulsivi, i derivativi, i cauteri iniziarono a cadere in disuso, ebbe una particolare diffusione il clistere che diventò una vera e propria moda e al quale si annettevano le più mirabolanti prerogative terapeutiche.
Il salasso continuò ad avere ampia diffusione, mentre decaddero le trasfusioni di sangue e le iniezioni endovenose, poiché non essendo eseguite con le condizioni richieste, recavano più svantaggi che vantaggi.
Nonostante la censura di Linneo sui medicinali, continuò a sopravvivere la farmacopea medievale, a base di raschiatura di cranio umano, urina, sterco di animale, e altre sostenga simili. Così come erano considerate molto stimate come medicinali le pietre preziose.

Carlo von Lineé detto Linneo fu medico e naturalista svedese, riformatore della nomenclatura e fondatore della moderna sistematica, ideò il metodo di classificazione che adotta la nomenclatura binomia, assegnando agli organismi viventi due nomi: uno per il genere e uno per la specie. fornì contributi importanti nei settori della nosologia, della farmacopea e della clinica: elaborò una classificazione delle malattie sul modello di quella naturalistica (Genera morborum, 1759, pubbl. in Amoenitates academicae, VI, 1763), si occupò rigorosamente di dietetica, espose tutta la farmacopea vegetale (Materia medica, 1749), studiò le cause di varie malattie epidemiche, trattò quelle professionali, descrisse per primo l'afasia.