Destinazione Cura


#medicoanapoli

Di Ileana Parascandolo
Medico Specialista in Scienza dell’Alimentazione e Cure Supportive IRCCS Pascale Asl Na1

Nel cuore pulsante di Napoli tra le viuzze antiche del popolare quartiere cosiddetto “Duchesca” a pochi passi dall’altrettanto antico quartiere di “Forcella”, sorge il Palazzo del Cardinale Ascalesi, trasformato da oltre un secolo in Ospedale, centro di cura e riferimento per gli abitanti della città.
Tutto questo non avrebbe nulla di strano eppure, andando a scavare nei meandri della storia, sono molte le curiosità e i misteri collegati alla Destinazione di questo posto come Luogo di Cura.


Nello stesso sito sorgeva infatti un complesso monumentale con annesso monastero, dal nome Complesso della Maddalena, voluto intorno al 1340 dalla Regina Sancha D’Angiò quale luogo di redenzione e di cura delle prostitute  affette da sifilide, malattia a trasmissione sessuale che all’epoca mieteva numerosissime vittime. Non a caso il Complesso della Maddalena sorgeva accanto alla Chiesa di S. Maria Egiziaca, una Santa egiziana penitente che trascorse in pellegrinaggio nel deserto circa  quarantasette anni.

All’interno del Convento le Suore inventarono i famosi “roccocò” dolci napoletani ricchi di spezie e mandorle, con la vendita dei quali ricavavano fondi per l’assistenza alle ammalate. Tuttavia, negli anni venti, il Complesso fu trasformato dal Comune in “Ospedale per la Cura delle malattie della Pelle” ( in particolare della Tigna), e negli anni Trenta fu infine completato e intitolato al Cardinale Alessio Ascalesi che prese parte attiva alla sua costruzione. Fu un  caso più unico che raro in quanto il cardinale era all’epoca vivente.
A tutt’oggi la struttura sanitaria porta il nome del celebrato Cardinale.

Camminare all’interno del Complesso mette in uno stato d’animo di quiete e riflessione, il  Chiostro, bellissimo, è animato dalle giovani voci degli Allievi e delle Allieve della scuola infermieri, che si preparano a entrare come pietra viva nelle fila dell’Assistenza sanitaria. Per quasi cinquant’anni l’Ospedale Ascalesi ha curato e assistito la popolazione di Napoli, grazie ai luminari di Chirurgia  e Medicina e ai loro assistenti, agli infermieri  e ai portantini che hanno assistito gli ammalati donando oltre la cura anche il conforto, la parola e il gesto che fanno della relazione con il Paziente un percorso di ristoro, e non solo di fredda tecnologia.
Pochi anni fa,  purtroppo, la Regione Campania fu costretta a prendere l’amara decisione di chiudere il Presidio Ascalesi, ponendo la parola fine ad un itinerario di cura e soccorso datato oltre sette secoli. Eppure qualcosa si è mosso affinchè questo luogo scelto come “Destinazione Cura” restasse centro di riferimento per quanti necessitano di diagnosi, terapie e parola di sollievo… Non a caso il Presidio è stato gemellato all’IRCCS Pascale, Istituto per la ricerca e cura dei tumori, prestigioso Ente Napoletano. Così, attraverso i secoli  una freccia spazio-temporale continua ad associare l’antico Monastero alla Medicina e alla Cura restando in asse nel mondo di oggi e forse in quello di domani, attraverso una Struttura dedicata ed avanzata tecnologicamente ma anche attenta alle fragilità fisiche e psicologiche degli assistiti con i suoi Ambulatori  Clinici, di Riabilitazione, di Nutrizione e di Psicologia e altro a venire.
Tra i misteri di Napoli nelle sorprendenti viuzze sospese tra passato e futuro, tra panieri della spesa e app digitali resta ben saldo un Luogo  che da secoli è stato scelto, non a caso, come “Destinazione Cura”.

 

 

Rassegna Medical Humanities


Adler Museum of Medicine

https://www.wits.ac.za/health/adlermuseum/

Pagina dell’Adler Museum of Medicine collocato presso l’Università del Witwatersrand a Parktown (Johannesburg), in Sudafrica.

‘LGBTQ+ People with Chronic Illness’: Book Review

https://thepolyphony.org/2023/04/28/lgbtq-people-with-chronic-illness-book-review/

Recensione di Emily Mendelson (University of Illinois) LGBTQ+ People with Chronic Illness:Chroniqueers in Southern Europe opera di Mara Pieri, Ricercatrice in post-dottorato, Center for Social Studies, Coimbra (Portogallo) edita nel 2023 da Springer.

In Safe Hands: The Battle for Midwifery

https://surgeonshallmuseums.wordpress.com/2023/03/22/in-safe-hands-the-battle-for-midwifery/

Presentazione di Louise Wilkie, curatrice del Surgeons’ hall museum di Edimburgo della mostra dedicata alla storia dell’ostetricia “In Safe Hands: A Battle for Midwifery” che terminerà a Pasqua 2024.

Network analysis reveals insights about the interconnections of Judaism and Christianity in the first centuries CE

https://www.nature.com/articles/s41599-023-01678-y

Lo studio propone una prospettiva diversa da quelle consolidate relativamente allo sviluppo del cristianesimo e dell’ebraismo delle origini.

I luoghi della cura: la Scuola di Montpellier


La città di Montpellier, fondata probabilmente nel decimo secolo da alcuni fuggiaschi da Maguelone espugnata e distrutta da Carlo Martello, si trova sulla via battuta dai pellegrini diretti al Santuario di Compostela.

Lungo tale via già i canonici di S. Eligio avevano creato degli ospizi per i pellegrini nei quali, oltre ad essere ospitati, in caso di bisogno, venivano anche curati.

Un vero e proprio centro di quella che venne definita medicina monastica, accanto al quale come sempre avveniva s’era sviluppato un centro di medicina laica.

Così, quando, nel 1220, il cardinale Conrad, legato del papa Onorio III (che aveva proibito l’esercizio della medicina fuori dai conventi anche ai chierici laici), fondò ufficialmente l’Università, null’altro fece che conferire un prestigioso titolo ad un centro di pratica e di insegnamento medici che fioriva già da più di un secolo e nel quale, dal 1160, si insegnava e si studiava anche giurisprudenza.

Importante fu il decreto di Guglielmo VIII, signore di Montpellier, il quale decise, nel 1180, che la Scuola fosse aperta a tutti, senza alcuna restrizione e senza alcuna discriminazione fondata su razza, religione o nazionalità: «Non intendo concedere a nessuno – affermava energicamente Guglielmo – la prerogativa ed il monopolio di poter insegnare e compiere dei corsi presso la facoltà di medicina di Montpellier, in quanto è un gran male..concedere e conferire ad uno solo il monopolio di una scienza così utile. Pertanto io voglio e ordino…che tutti, chiunque siano e da qualunque paese provengano, possano insegnare medicina a Montpellier senza essere minimamente disturbati».
L’elevazione dell’antica schola ad Università non faceva, quindi, se non consacrare un’attività di studio e di insegnamento che già meravigliosamente fioriva da tempo e che, formatasi e sviluppatasi intorno ad un centro di medicina monastica, aveva già nei decenni precedenti richiamato e raccolto studiosi e medici ebrei e spagnoli e, quindi, aveva a disposizione il patrimonio della grande cultura araba ed ebraica e di quanto queste avevano conservato della cultura classica.

All’origine l’insegnamento fu privato, ossia veniva impartito nella casa del docente che si faceva pagare direttamente dai discepoli. Tuttavia gli insegnanti erano organizzati in una corporazione a capo della quale stava un cancelliere nominato dal Vescovo.

Dal 1369 in poi la Facoltà ebbe per decreto del papa Urbano V, una sua sede, il Collège du Pape, detto anche «des Douze Médecins». Verso la fine del sec. XV la sede venne ampliata e comprese anche il Collège Royal. A partire dal regno di Carlo VIII (1470-1498) e di Luigi X (1462-1514)- succeduto a Carlo VIII nel 1498- l’Università venne sovvenzionata dallo Stato e venne regolata da statuti ufficiali. Durante i primi tre secoli della sua esistenza la Scuola di Montpellier fu praticamente cosmopolita: ebrei spagnoli, francesi, spagnoli arabizzati e non, italiani in particolare Maestri della Scuola Salernitana, inglesi, persino personaggi provenienti dalle isole Baleari, come il grande filosofo, teologo ed alchimista Raimondo Lullo (1235-1315), che giunse a Montpellier intorno al 1275.


La Scuola medievale di Montpellier ha meriti enormi: oltre ad aver catalizzato numerosi fra i più grandi medici di quei tempi, essa diffuse in Europa quanto l’Oriente aveva salvato della grande cultura classica; fece rinascere la ricerca sperimentale, che dal secondo secolo d.C. era stata completamente abbandonata; servì da modello a numerosissime altre Scuole ed Università.

Rassegna Medical Humanities


Poverina

https://blackie-edizioni.it/products/poverina

Libro di Chiara Galeazzi (1986) dove la voce di radio Dj racconta l’emorragia cerebrale che l’ha colpita nell’ottobre 2021.

Milk

https://wellcomecollection.org/exhibitions/Y8VNbhEAAPJM-oki

Mostra visitabile sino al prossimo 10 settembre alla Wellcome Collection di Londra sul tema del latte e il suo posto nella politica, nella società e nella cultura.

NLM collections tour: climate and health

https://circulatingnow.nlm.nih.gov/2023/04/20/nlm-collections-tour-climate-and-health/?

Collezione virtuale dai fondi storici della National Library of Medicine (NLM) americana sul rapporto tra ambiente e salute.

Anche le parole curano

https://www.raiplaysound.it/audio/2023/04/La-lingua-batte-del-09042023-21a8f132-0e12-4975-8273-58fde42c7d61.html

Puntata della trasmissione di Radio RAI3 “La lingua batte” dedicata alle parole della malattia e della salute.

An enigmatic ‘story of consciousness’ told through 19th-century engravings

https://aeon.co/videos/an-enigmatic-story-of-consciousness-told-through-19th-century-engravings

Corto del regista Conner Griffith realizzato usando solo antiche incisioni, poi digitalizzate e rese disponibili a chiunque

Uno schermo tra medico e paziente: la storia può aiutarci a comprendere l’era digitale?

Un articolo esplora il rapporto tra la storia della medicina e il suo presente digitale attraverso la lente del rapporto medico-paziente

Oggi la retorica che circonda l’introduzione delle nuove tecnologie in medicina tende a sottolineare che le tecnologie disturbano le relazioni e che il legame medico-paziente riflette un’era della medicina più “umana” che dovrebbe essere preservata.

Scrivono gli autori: “I commentatori spesso presumono che le attuali preoccupazioni su come le tecnologie possano portare alla “disumanizzazione dell’assistenza” siano i prodotti senza precedenti delle trasformazioni tecnologiche, sociali e culturali tra la fine del ventesimo e l’inizio del ventunesimo secolo”. La crescente dipendenza della medicina dagli schermi è percepita come un indebolimento di importanti rituali sociali, come gli scambi tra medici e altri colleghi sanitari che erano soliti discutere i loro casi in modi più informali.

La prospettiva delle medical humanities insegna che la medicina ha bisogno di storia e cultura perché non è solo una scienza naturale ma anche una scienza e un’arte umanistica. Il progresso della medicina e delle istituzioni mediche dipende dai cambiamenti culturali ed è, allo stesso tempo, il risultato di cambiamenti immanenti all’interno delle discipline mediche stesse.

Questo vale anche nella relazione tra medico e paziente.

Nell’articolo, attraverso una puntuale analisi di studi storici, viene illustrato come le relazioni medico-paziente siano sempre state modellate dalle culture materiali. La cultura è la causa della malattia e anche il prodotto della malattia; la cultura modella la malattia, la diagnosi e la terapia, la situazione del paziente e l’attività del medico.Gli esseri umani non solo determinano ciò che sarà considerato come salute e malattia, ma allo stesso tempo interpretano queste esperienze e decidono come rispondere ad esse.  Il malato ha diritti e doveri, così come il medico: la loro relazione manifesta sia asimmetria che simmetria, come le differenze nelle conoscenze mediche e nelle esperienze di dolore e malattia. Nell’articolo gli autori prendono in esame tre attività – registrazione, esame e trattamento – alla luce dei loro antecedenti storici, e suggeriscono che la nozione di “medicina umana” è in continua evoluzione: consiste in attribuzioni sociali di abilità ai medici che si sono svolte in modo molto diverso nel corso il corso della storia.

qui l’articolo completo, disponibile in formato aperto https://www-ncbi-nlm-nih-gov.bvsp.idm.oclc.org/pmc/articles/PMC8260574/