Gerolamo Cardano (1501-1576) viene posto fra i grandi medici rinascimentali poiché “collezionando fatti e chiarendo concetti” facilitò ad altri la via dell’indagine scientifica.
Eclettica figura rinascimentale, medico di genio autentico, il Cardano ha lasciato tracce indelebili nel mondo della scienza e delle invenzioni, sebbene sia un personaggio discusso e giudicato dei contemporanei e dai posteri, da alcuni esaltato da altri vituperato, nella persona e nelle idee. Leggi tutto “L’eclettico Cardano”
Mese: Gennaio 2018
Girolamo Fracastoro: un precursore della microbiologia
Girolamo Fracastoro è celebre, oltre che per aver dato il nome alla sifilide e averla descritta in maniera completa, anche per essere stato il primo a intuire correttamente il concetto di infezione, tanto da essere considerato un precursore della microbiologia.
Fracastoro (1478-1533) nacque a Verona da nobile famiglia. Studiò e si laureò in medicina a Padova, dove strinse amicizia con Copernico. Nominato lettore di logica in questa stessa università, lasciò l’insegnamento per fuggire dalla città quando fu invasa dai francesi. Si diede in seguito all’esercizio professionale con tanta fama da essere nominato archiatra di Paolo III che lo elesse anche medico del concilio di Trento. In quell’occasione si segnalò per aver fatto trasferire a Bologna il Concilio, infierendo Trento il tifo petecchiale (1547). Leggi tutto “Girolamo Fracastoro: un precursore della microbiologia”
Antonio Benivieni: un antesignano dell’anatomia patologica
Nel Rinascimento, accanto al desiderio di conoscere il corpo umano nella sua normale costituzione, si risvegliò anche quello di conoscerlo in condizioni patologiche.
Tentativi in questo senso erano già stati fatti presso la scuola alessandrina, ma la prima autopsia praticata a questo scopo fu eseguita come nel 1302 a Bologna.
Fu però solo sul finire del XV secolo, dopo che la Chiesa e i governi concessero l’autorizzazione al libero esercizio della dissezione anatomica, che l’autopsia, diretta allo scopo di conoscere la causa di morte, divenne una pratica comune sia negli ospedali che nelle case private.
Frutto di questo nuovo tipo di indagine furono gli scritti del fiorentino Antonio Benivieni (prima metà del 1400) in cui sono illustrati una ventina di casi clinici, corredati del reperto dell’esame autoptico, da lui stesso seguito allo scopo di conoscere la causa di morte.
Questi scritti, accuratamente illustrati, alla morte del Benivieni vennero raccolti e fatti pubblicare dal fratello in un’opera intitolata “De aditis nonnullis a mirandis morborum et sanatione causis” assieme ad altri 300 casi di cui, però esisteva solo descrizione clinica, non corredata del reperto autoptico.
Fra le raffigurazioni anatomo patologiche più importanti, sono riportate nell’opera di Benivieni il ritrovamento di calcoli alla cistifellea, un ascesso peritoneale, un cancro allo stomaco e all’intestino, una perforazione intestinale (la prima descritta nella storia della medicina) e di un megacolon.
Nell’opera di Benivieni, quantunque ancora poco evoluta per le incertezze necessariamente esistenti nel campo di una scienza (l’anatomia patologica) a suo primo sorgere, emerge tuttavia l’intuizione che è necessario cercare l’esistenza di relazioni tra la clinica, la patologia, ed l’anatomia patologica per la corretta comprensione dei fenomeni morbosi.
Sarà questa stessa intuizione che dopo due secoli ispirerà il Morgagni nella compilazione dell’opera che segna l’inizio dell’anatomia patologica.
La Rivoluzione Francese: una frattura storica per la medicina
La Rivoluzione Francese è stato un momento di rottura anche per la storia della medicina: con essa la malattia diventa una questione pubblica e in nome del progresso, cessa di essere un fatto che riguarda solo il malato.
Nel 1792, per parecchi mesi, l’assemblea nazionale di Parigi discusse come sostituire i medici che si occupavano della cura dei malati con una burocrazia terapeutica, cercando di amministrare un male che era destinato a scomparire con l’avvento dell’uguaglianza e della libertà e della fraternità.
Nell’ottica degli uomini che si occuparono delle riforme ai tempi della Rivoluzione, in particolare quella Ospedaliera e universitaria, il servizio sanitario nazionale avrebbe avuto il compito di sovrintendere alla salute e di promuovere leggi dietetiche e regolamenti che obbligassero cittadini a utilizzare le conquistate libertà verso una vita frugale e di piaceri sani.
Ufficiali sanitari avrebbero vigilato sull’osservanza di tali norme da parte dei cittadini e appositi tribunali di sanità, sotto la vigilanza di magistrati medici, avrebbero eliminato i medici ciarlatani e profittatori.
Gli ospedali dovevano essere specializzati: per gli anziani, gli incurabili, i matti, l’infanzia abbandonata.
Grazie a figure come Cabanis, che ebbe l’intuizione di introdurre la cartella clinica, alle innovazioni introdotte dalla Commissione che supervisionava gli ospedali parigini guidata da Tenon, all’introduzione nell’universita di materie innovative come la “polizia Medica” la Rivoluzione ha consentito la formazione di una nuova classe di medici, anche di estrazione sociale borghese che ha profondamente segnato il futuro approccio alla medicina dell’Ottocento.
Falloppio e gli studi sull’anatomia
Gabriele Falloppio (1523 – 1562) di Modena, a soli 24 anni era già lettore di anatomia all’università di quella città.
Entrò nel circolo (poi ribattezzato Accademia) che si riuniva nella spezieria del farmacista Antonio Grillenzoni, nel quale venivano discusse questioni letterarie e scientifiche. In odore di eresia, l’attività del gruppo venne definitivamente soppressa con editto ducale nel 1545 e gli aderenti, tra cui lo stesso Falloppio, furono costretti a sottoscrivere gli articoli di fede stilati dai cardinali Giovanni Morone e Jacopo Sadoleto.
Orfano di padre, si prese cura di lui lo zio Lorenzo Bergomozzi che alla sua morte, avvenuta a causa della sifilide, gli lasciò alcuni benefici concessi dal Papa: poté così laurearsi a Ferrara e cominciare ad esercitare la professione di medico.
Passò quindi a Pisa e nel 1551 a Padova dove successe al Vesalio nella cattedra di anatomia e chirurgia, che mantenne sino alla morte.
La sua opera fu vastissima, ma eccelse soprattutto in anatomia. Le sue scoperte in questa branca furono tanto numerose da rendere difficile la loro completa numerazione. A lui si deve la scoperta della corda del timpano e, dei canali semicircolari, del seno sfenoidale, del canale della rocca petrosa. Da lui prendono nome le trombe uterine e il legamento inguinale. Descrisse più accuratamente i nervi: trigemino, acustico e glossofaringeo.
La conoscenza dell’anatomia dell’occhio ebbe da lui un notevole apporto per le osservazioni fatte sul cristallino, sul corpo vitreo, sui muscoli motori sull’apparato lacrimale, sul corpo ciliare, sui movimenti della pupilla. Dimostrò la funzione dei muscoli intercostali. Scoprì i muscoli occipitali e il legamento rotondo dell’utero.
Per avere osservati alcuni errori commessi da Vesalio nella sua critica contro l’opera di Galeno venne violentemente attaccato.
Le principali opere anatomiche di Falloppio sono le “Observationes anatomicae in libros quinque digestae” (1561) che non sono corredate da figure, sebbene l’autore avesse comunque in previsione di realizzare per un futuro trattato; sono caratterizzate da una tale precisione nelle descrizione anatomiche da rendere quasi superflue le immagini.
“Compendium de anatomia corporis umani” pubblicato postumo nel 1571.
Per il complesso e l’eccellenza della sua opera viene considerato da molti storici soprattutto stranieri, il migliore anatomico italiano.