Guarigioni Miracolose: una mostra on line

Guarigioni miracolose. Malattia e intervento divino. L’arte interpreta il miracolo in opere dal Tre al Novecento: una mostra, liberamente accessibile sul sito della Galleria degli Uffizi di Firenze, propone una selezione commentata di pitture, disegni e illustrazioni che raffigurano guarigioni miracolose. Qui il link alla mostra: https://www.uffizi.it/mostre-virtuali/guarigioni-miracolose#

Per questa iniziativa on line, progetto e coordinamento di Patrizia Naldini con saggio introduttivo di Angelo Tartuferi, sono state selezionate quindici opere scelte tra quelle delle collezioni del Museo e non solo.

Tutte realizzate da grandi maestri come Beato Angelico che rappresenta i Santi Cosma e Damiano, Sandro Botticelli e Rembrandt, per ognuna, è accessibile la scheda di approfondimento e la possibilità di ingrandire i dettagli più significativi.

Per saperne di più sulla medicina monastica e i Santi Cosma e Damiano potete leggere qui

Ottocento e alimentazione

Nel 1800 l’attenzione degli studiosi si rivolse anche agli alimenti.
Magendie li suddivise in due grandi categorie: quelli contenenti le sostanze azotate e quelli privi di tali sostanze. Von Liebig stabilì che le sostanze azotate, contenute negli alimenti, servono “alla ricostruzione dei tessuti (funzione della reintegrazione materiale), mentre gli zuccheri e i grassi, bruciando, servono alla produzione di calore (funzione dinamogena)”.

Questi studi prepararono il terreno al concetto di energia chimica che si trasforma in calore, concetto che venne poi sviluppato da Marcelin Berthelot (1827-1907) con le sue ricerche sulla termochimica.

Questa attenzione poneva le proprie basi nel secolo dei lumi, quando l’analisi sperimentale consentì ad A. Lavoisier di determinare i parametri regolatori degli scambi gassosi e del metabolismo energetico nelle diverse condizioni fisiologiche.

L’importanza di queste prime originali osservazioni ed elaborazioni teoriche va sottolineata, ma fu soltanto nel 19° secolo che il progresso scientifico permise la dimostrazione dei fondamenti delle scienze dell’alimentazione.

I grandi progressi ottenuti furono indubbiamente conseguenza dello sviluppo dell’analisi chimica dei materiali da studiare. L’identificazione dei principali costituenti degli alimenti introdusse, secondo l’indicazione fornita da Magendie già nel 1816, la procedura di alimentare gli animali da esperimento con sostanze semplici come appunto proteine, grassi e carboidrati, al fine di rendere i risultati più facilmente analizzabili.
Con Magendie si stabiliscono due grandi categorie di alimenti: le sostanze azotate, albuminoidi, o quaternarie, sufficienti, le sostanze non azotate o ternarie, insufficienti da sole a mantenere la vita; i fisici continuano gli studi di Lavoisier sulle combustioni vitali, i chimici indagano la composizione degli alimenti.

Sostanzialmente la conoscenza della composizione chimica, integrata dalla sperimentazione biologica, consentì di mettere in luce il valore e la equipollenza (legge della isodinamica di M. Rubner) di proteine, grassi e carboidrati, nonché la valenza plastica delle prime.

Anche se la scoperta delle vitamine avvenne ufficialmente nel 1900, verso la fine del 1800 vennero, però, effettuate alcune osservazioni interessanti: sulla traccia di ricerche fatte nei secoli precedenti per studiare la correlazione fra insufficienze dietetiche e particolari malattie, Christian Ejkmann (1858-1930) nel 1897 riuscì a guarire e a prevenire il «beri-beri», sperimentalmente provocato nei polli, alimentati esclusivamente con riso brillato, somministrando loro riso privato di pericarpio. Questi risultati lo indussero a pensare che nel riso esistesse una sostanza tossica che avesse nel pericarpio il suo antidoto. Tutte le ricerche furono allora rivolte ad isolare questa sostanza, che Ejkmann aveva chiamato antiberiberica, fino a che nel 1911 C. Funk coniò il vocabolo «vitamina», che applicò per la prima volta a quella antiberiberica, da lui identificata nello stesso anno.

 

Liebig, l’estratto di carne e la “chimica fisiologica”

È nell’Ottocento che si sviluppano le conoscenze legate alla chimica animale, in particolare per merito di scienziati come Lavoisier che aveva saputo leggere come la respirazione, quindi un atto della vita, fosse una combustione interna dell’organismo. O ancora grazie a Wöhler, che con la sintesi dell’urea nel 1828 dava il primo esempio di sostanza organica ottenuta in laboratorio da sostanze inorganiche.

Tra questi scienziati è da ricordare Justus von Liebig (1803-1873) che nel 1842 con la sua pubblicazione “Chimica animale” riorganizza i dati sulla costituzione chimica degli organismi viventi raccolti nei cinquant’anni precedenti, applicando su base sistemata i dettami della chimica alla fisiologia.

Per Liebig le reazioni chimiche del vivente sono prodotte da una energia vitale specifica, che può essere spiegata dall’indagine chimica. A lui si devono la spiegazione che il calore animale non è innato, ma il prodotto da combustioni interne. Le ricerche sull’albumina come fonte della forza muscolare, ma anche la classificazione degli alimenti in relazione ai compiti da essi svolti nell’economia animale.
Applicando la chimica allo studio del problema della nutrizione delle piante, rivoluzionò le precedenti teorie e formulò la teoria alla basi di tutte le pratiche di concimazione del terreno: scoprì infatti che le piante assorbono dal terreno sostanza inorganiche e le trasformano in sostanze organiche.

Profondo studioso di chimica, autodidatta,  creò a Giessen uno dei più celebri laboratori chimici del mondo, ma nel 1852 fu chiamato dall’Università di Monaco dove ricoprì fino alla sua morte la cattedra di chimica.
Nel campo della fisiologia chimica gli studi da lui compiuti approdarono ad una interpretazione puramente chimica e lo posero in una posizione contraria a quella legata ai processi di fermentazione e decomposizione di Pasteur. Tali studi, tuttavia, lo condussero all’invenzione dell’ “estratto di carne” – noto proprio come Liebig – dal quale in seguito si svilupparono le ricerche e le realizzazioni a livello industriale dei più svariati estratti animali e vegetali. Nel 1865 fonda egli stesso la compagnia Liebig per la produzione dell’estratto di carne da lui inventato quale alternativa economica e nutriente alla carne. Famose le figurine utilizzate dalla compagnia per promuovere il prodotto, diventate da subito oggetto apprezzato dai collezionisti.