La “misura” dell’organismo con i nuovi strumenti

Nella prima metà del 1800 si ebbe la definitiva separazione dell’anatomia macroscopica dalla fisiologia, mentre l’anatomia microscopica fu insegnata ora dagli anatomici ed ora dai fisiologi e ciò ebbe come conseguenza benefica il fatto che nella ricerca istologica non andò mai perduta di vista la parte funzionale.

Uno degli aspetti essenziali del progresso compiuto dalla fisiologia in questo secolo fu il graduale regresso di ogni elemento speculativo e la progressiva scomparsa di ogni forma di animismo o di vitalismo, a cui si sostituì un’interpretazione fisico-chimica sempre più precisa delle diverse manifestazioni vitali. Il tutto allo scopo di ridurre tutti i processi vitali a meccanismi essenzialmente fisico-chimici, controllabili con mezzi che dessero riposte, rappresentate da dati ben definiti, espressi con grafici, numeri o gradi, sulla base dei quali si potessero formulare leggi fisiologiche.
A rendere possibile l’attuazione di questo progetto molto concorse il moltiplicarsi degli strumenti scientifici, fra cui ricordiamo: l’emodinamometro a mercurio (1828) di Poiseuille, trasformato dal Ludwig in chimografo (1847); il viscosimetro dello stesso Poiseuille; lo sfigmografo di Marey (1860); l’elettrometro capillare di Lipmann; il galvanometro a specchio di Arsnoval (1881); il reotomo differenziale di Bernestein; l’ergografo; il miotonometro di Mosso (1896) e numerosi altri.

Il merito principale dei progressi compiuti dalla fisiologia in questo secolo va soprattutto agli studiosi francesi e tedeschi, che tolsero a quelli italiani il primato che nei secoli precedenti avevano saputo mantenere, principalmente ad opera di Spallanzani, Redi e Vallisneri.

Il vitalismo di Hoffmann

Nel Settecento, accanto alla teoria umorale e a quella microbica, si svilupparono due nuove dottrine: quella del vitalismo e quella romantica.
Ernst Stahl (1660-1734), fondatore del vitalismo o animismo, riteneva che l’anima, oltre a regolare la salute intervenisse attivamente nei vari processi morbosi, inducendo nel corpo movimenti tonici nei vari apparati, esaltandone funzioni e favorendone l’espulsione di umori nocivi. In questo modo l’organismo – attivando un meccanismo di difesa – ottiene la guarigione. Il medico interviene quando ciò non si verifica con la somministrazione di purganti, emetici o diaforetici.

Friedrich Hoffmann, seguace di Stahl, docente a Halle, fu presto notato per la straordinaria abilità e divenne medico personale di Federico I a Berlino.
Secondo Hoffmann l’organismo umano è tutto costituito da fibre le quali hanno un tono speciale che è la loro caratteristica, indice della capacità di dilatarsi e di contrarsi.

Il tono delle fibre viene eccitato o regolato da un fluido nervoso che egli chiama “fluido vitale” e ha la sua sede nel cervello da dove viene portato a tutti gli organi del corpo.
Riteneva l’anima un “fluido vitale” utile per mantenere il corpo in uno stato di “equilibrio tonico” che permette il normale svolgersi delle funzioni vitali. Quando il fluido vitale aumenta o diminuisca, viene alterato l’equilibrio tonico e si produce uno stato di atonia, che produce la malattia cronica, oppure uno stato di spasmo, che origina emorragie, catarri, nevralgie. La terapia in questo caso deve consistere nella somministrazione di tonici, eccitanti o rilassanti.