Dallo studio della cellula, quale elemento fondamentale della costituzione dei tessuti, si passò allo studio di questi, quali aggregati di cellule e quali parti costitutive degli organi.
Tra gli studiosi che si distinsero in questo tipo di ricerca ricordiamo, per quanto riguarda la pelle: Filippo Pacini (1812-1883), che scoprì i corpuscoli tattili situati nell’ipoderma; Eusebio Oehl (1827-1903), per la scoperta
dello strato lucido della cute; Angelo Ruffini (1846-1929) per quella dei corpuscoli sensitivi sottocutanei.
Nel campo del tessuto nervoso sovrastano tutti l’italiano Camillo Golgi (1844-1926) e lo spagnolo Santiago Ramon y Cajal, che nel 1906 si divisero l’onore del premio Nobel. Il Golgi, professore a Pavia di istologia e poi di patologia generale, scoprì nel 1873 un metodo (impregnazione cromoargentica) con il quale riuscì a mettere in evidenza le cellule nervose con tutti i loro prolungamenti e con il loro apparato reticolare interno. Il Cajal, professore a Valencia, Barcellona e Madrid, non concordando con lo scienziato italiano sui rapporti delle cellule nervose, riteneva che ogni cellula nervosa fosse un organismo elementare indipendente, che ha con gli altri solo rapporti di contiguità e comunicazioni dinamiche e funzionali (1888).
Alla formazione così intesa da Cajal, Waldayer (1836-1921) diede nel 1891 il nome di neurone. Prima di Golgi le fibre nervose erano state casualmente osservate nel 1836 da C. Ehrenberg (17954876), mentre Schwann aveva individuato le cellule nervose e O. Peiters (1834-1863) aveva compiuto ricerche sul cilindrasse.
Nelle ricerche sul sangue Paolo Ehrlich (1854-1915) identificò dal 1878 al 1891 i cinque tipi di globuli bianchi. Nel 1882 Giulio Bizzozero annunciò la scoperta delle piastrine. Adolfo Ferrata (1880-1945), professore a Pavia e caposcuola dell’ematologia italiana, fu fra i più autorevoli propugnatori della teoria unitaria della genesi delle cellule del sangue, in contrapposizione alla teoria dualista proposta da Ehrlich.