Il microscopio

Il microscopio è uno degli strumenti più potenti per la diagnosi delle malattie. È di tale importanza per il medico che l’acquisto di un microscopio è stato a lungo un prerequisito per la scuola di medicina.
Alcuni storici attribuiscono la paternità dell’invenzione agli olandesi Haus e Zacharias Janssen, padre e figlio esperti molatori e occhialai: essi sapevano da tempo che un vetro, opportunamente lavorato, permetteva di ingrandire di alcune volte un oggetto osservato attraverso di esso.
Combinando tra loro diversi tipi di lenti, scoprirono che questa capacità di ingrandimento poteva essere ulteriormente amplificata, ottenendo, al tempo stesso, un miglioramento nella definizione dell’immagine.
Il loro primo strumento, composto da tre tubi che scorrevano uno dentro l’altro, aveva una capacità di trenta ingrandimenti e permetteva di vedere bene cose che l’occhio umano riusciva a distinguere solo in misura molto confusa.
Altri storici si focalizzano piuttosto sul contributo di Galileo, che nel 1624 avrebbe messo a punto un telescopio di dimensioni ridotte, chiamato occhialino per vedere le cose minime, inviandone uno di sua costruzione al principe Federico Cesi, fondatore dell’Accademia dei Lincei, per mostrargliene il funzionamento. La storia del microscopio prende un’inaspettata piega quando incrocia quella di Leeuwenhoeck, una curiosa figura di dilettante scientifico. Anthony van Leeuwenhoeck era un ricco commerciante di stoffe, dall’incredibile manualità e dall’altrettanto smisurata curiosità.
Anthony Van Leeuwenhoeck si specializzò nel taglio delle lenti, ottenendo degli ingrandimenti molto superiori a quelli degli altri microscopisti.
Nell’estate del 1674 Leeuwenhoeck, trovandosi a passare accanto a uno stagno, decise di sottoporre alle sue lenti anche quell’acqua verdastra. Immensa fu la sua sorpresa quando vi scoprì una quantità enorme di esserini minuscoli. Leeuwenhoeck pubblicò le sue osservazioni: furono i primi lavori in cui venivano descritti protozoi e batteri, ed ebbero una risonanza enorme

A questo link https://lancastermedicalheritagemuseum.org/wp-content/themes/edward-hand/vm/vex1/index.htm una bella mostra virtuale ripercorre la storia del microscopio, ricordando come nel 1830, Joseph Lister risolse il problema di aberrazione sferica dei microscopi fino ad allora in uso, mostrando che diverse lenti deboli usate insieme a determinate distanze davano un buon ingrandimento senza offuscare l’immagine. Questa scoperta è stata determinante non solo per lo sviluppo del moderno microscopio, ma anche per l’inizio di un nuovo modo di diagnosticare e curare le malattie.

 

Giovanni Battista Amici e il microscopio moderno

Nel 1800 gli anatomici, dopo le numerose scoperte di ordine macroscopico fatte nei secoli precedenti, rivolsero prevalentemente le loro ricerche nel campo microscopico dove, malgrado le geniali osservazioni dei precedenti studiosi, restavano ancora numerosi punti oscuri da chiarire, a causa dell’imperfezione tecnica dei mezzi di cui potevano disporre.

Il progresso in quest’ordine di ricerche fu possibile allorché gli scienziati ebbero a disposizione microscopi migliori e poterono giovarsi di tecniche di fissazione e di colorazione dei tessuti.
Decisivo fu il sempre maggiore perfezionamento degli strumenti di ingrandimento ottico grazie anche agli studi del modenese Giovanni Battista Amici (1786-1863): innovatore nella costruzione dei microscopi, nel 1827 perfezionò il microscopio acromatico, introdusse la lente emisferica frontale nella struttura dell’obbiettivo e nel 1850 pubblicò l’invenzione del cosiddetto sistema ad immersione.

Joseph von Gerlach (1820-1896), professore ad Erlangen, è considerato il fondatore della tecnica istologica per aver adoperato sistematicamente la colorazione al carminio nell’allestimento di preparati microscopici. Inoltre, collaborò con Camillo Golgi nello studio del sistema nervoso.

Alfonso Corti (1822-1876) usò per primo con successo soluzioni diluite di carminio per visualizzare i nuclei cellulari ed altre strutture.

Inoltre, grandi progressi si ottennero nel campo dell’elettrologia in seguito alla diatriba sugli studi di Luigi Galvani (1879-1798) ed Alessandro Volta (1745-1827). Il primo per mezzo di un arco bimetallico faceva contrarre le zampe di una rana stabilendo un circuito con il sistema di innervazione concludendo così che il movimento era prodotto dall’elettricità dei muscoli; il secondo sosteneva che era l’arco stesso, costituito da due metalli differenti, a fornire l’elettricità.
Anche la statistica fece il suo ingresso sulla scena della medicina: si iniziava a capire l’importanza di raccogliere, esaminare e classificare dati e informazioni riguardo salute e malattia per poter disporre di sempre più elementi al fine di studiare e sconfiggere le diverse patologie. Certamente all’inizio i metodi usati non erano perfetti e completamente attendibili, ma grossi passi in avanti furono fatti grazie all’opera dell’inglese William Farr (1807-1883) e di Melchiorre Gioia (1767-1829)

Giovanni Battista Amici è stato il più importante costruttore italiano di strumenti scientifici ottici dell'Ottocento e uno dei maggiori del suo tempo nel panorama internazionale. 
Laureatosi in ingegneria a Bologna nel 1807, diventò docente di geometria, algebra e trigonometria presso l’Università di Modena e di Reggio Emilia nel 1815. 
Diede contributi fondamentali soprattutto nel campo dell'ottica microscopica con il perfezionamento del moderno microscopio composto catadiottrico e acromatico, ma legò il suo nome anche alla realizzazione di telescopi riflettori e rifrattori, di micrometri, cannocchiali, settori e circoli di riflessione, circoli ripetitori, uno strumento dei passaggi, livelli, meridiane, prismi e camere lucide. 
Applicò all'obbiettivo del microscopio la lente emisferica frontale (1838). Introdusse la tecnica dell'immersione in acqua (1847) e in diversi tipi di olio (1855). Fra il 1857 e il 1860 inventò il prisma a visione diretta tuttora usato in spettroscopia e che ancora porta il suo nome. Ma gli interessi di Amici non si limitarono alla matematica e all’astronomia. Fu anche naturalista di valore: si occupò della inseminazione e delle malattie dei vegetali, diventando noto in tutto il mondo per aver chiarito il meccanismo della fecondazione nelle piante fanerogame.

Malpighi e l’anatomia microscopica

Fra le scoperte più importanti del 1600 nel campo dell’anatomia e della fisiologia, vanno annoverate quelle dell’anatomia microscopica, rese possibili dall’invenzione del microscopio.
Le numerose strutture anatomiche chiamate con il nome di Malpighi per onorarlo fanno ben comprendere la portata innovativa del suo approccio.
Egli è unanimemente riconosciuto come “padre dell’anatomia microscopica”, avendo utilizzato il microscopio subito dopo la sua invenzione, per studiare, scoprire e descrivere accuratamente molte strutture biologiche, in particolare anatomiche. Leggi tutto “Malpighi e l’anatomia microscopica”

Lo strumentario scientifico: il microscopio

Il metodo scientifico proposto da Galileo Galieli, che rappresentò una vera rivoluzione, consisteva nella raccolta dell’evidenza empirica attraverso l’osservazione e l’esperimento, seguita dalla formulazione di un’ipotesi da vagliare nuovamente con la sperimentazione. Leggi tutto “Lo strumentario scientifico: il microscopio”