E’ dalla regola di Sant’Antonio, vissuto fra il 200 e il 300 d.C., che nasce la cura verso i confratelli malati: l’assistenza ospedaliera religiosa, quindi, ha origini molto antiche, in graduale incremento.
Numerosa la biografia sulla vita del Santo e noi non abbiamo l’ambizione di aggiungere nulla in tal senso: ecco perché rimandiamo alla ricca pagine di wikipedia wikipedia.org/wiki/Antonio_abate per chi fosse desideroso di approfondire.
Quasi tutti i monasteri erano dotati di una “infermeria” dove prestavano servizio i monaci chiamati “ministri degli infermi” precursori dei “monaci infirmari” dei monasteri benedettini sorti poi in occidente.
Va ricordato che l’assistenza agli infermi in questa epoca era molto intensa anche all’esterno dei monasteri: un esempio da ricordare è senza dubbio quello di “Basiliade”, grande struttura ospedaliera fatta realizzare da San Basilio, Vescovo di Cesarea, poco fuori dalla città. Una vera e propria città-ospedale, annoverata tra le meraviglie del mondo, maggior esempio di complesso ospedaliero presente in oriente.
Da citare poi l’esempio di Bisanzio, capitale dell’Impero Romano d’Oriente, dove vennero costruiti xenodochi, ospizi, ospedali e lebbrosari. E proprio queste ultime strutture furono create per tentare di risolvere il grave problema dei lebbrosi, che altrimenti venivano allontanati dalla società senza alcuna assistenza. Il primo lebbrosario sorse sul Monte degli Ulivi a Bisanzio, costruito su volontà della madre dell’imperatore Costantino.
Categoria: Storia della medicina
Personalità giuridica del medico: a quando risale?
Il Medioevo viene ritenuto un periodo di stasi per tutte le scienze, compresa la Medicina. Ma nonostante la disciplina fosse ad un livello molto basso, in questo periodo rimasero centri molto attivi, tra cui Costantinopoli a cui fa riferimento la cosiddetta medicina bizantina, oltre che in alcune nazioni occidentali.
Con il termine “medicina bizantina” viene indicato il luogo dove sono nati i medici che l’hanno rappresentata e non una forma particolare di medicina: non ha, infatti, particolari caratteristiche che la rendano differente dalla medicina classica. A questi medici, denominati “compilatori bizantini”, va la gratitudine dei posteri in quanto hanno raccolto e trascritto le opere dei loro predecessori che altrimenti sarebbero andate distrutte. Oribasio, Aezio, Alessandro e Paolo di Egina: sono loro i “compilatori bizantini” che ci permettono di conoscere la tecnica di Antillo, il chirurgo romano che per primo effettuò l’aneurisma mediante legatura. Aezio si concentrò in particolare sulle patologie di occhi, orecchie naso e gola. Grazie ad Alessandro di Trales abbiamo minuziose descrizioni delle malattie dell’apparato respiratorio, mentre Paolo di Egina (isola situata vicino ad Atene) si concentrò sulla chirurgia, tanto che la sua opera veniva ancora commentata nel 1600 presso la Facoltà medica di Parigi.
Ma il contributo maggiore che va reso alla medicina bizantina è il riconoscimento della personalità giuridica del medico e lo sviluppo dell’assistenza ospedaliera religiosa, che avrà successivamente un grande diffusione in occidente: sarà poi l’elemento di maggiore caratterizzazione della medicina medievale.
E’ nel “Corpus juris Justinianeum” che compare per la prima volta la definizione della personalità giudica del medico: la legge prevede il conferimento di titoli onorifici per l’opera umanitaria svolta e conferisce l’incarico per l’assistenza medica e per l’insegnamento.