Cesi e l’Accademia dei Lincei

La nascita delle accademie scientifiche costituisce uno dei principali fattori di crescita della scienza moderna. Costituendosi come istituzioni indipendenti dalle università, le accademie, che spesso ricevono finanziamenti e protezione dai principi e dai sovrani, possono svolgere indagini innovative in vari ambiti della scienza.

Una delle prime accademie scientifiche è l’Accademia dei Lincei, attiva a Roma nei primi tre decenni del Seicento. Nel 1603, Federico Cesi, membro di una delle più potenti famiglie romane, insieme ad altri tre giovani (Jan Heck (1577-1618/21), Francesco Stelluti (1577-dopo il 1651) e Anastasio de Filiis (1577-1608) dà vita a un sodalizio che ben presto si struttura in accademia, che adotta come emblema una lince con il motto Sagacius ista, che allude all’osservazione diretta della natura, cui i quattro giovani intendono dedicare le proprie energie. Il nome fu suggerito ai quattro dalla proverbiale acutezza di vista della lince, che appariva circondata da una corona di alloro nello stemma dell’Accademia.

Il nome e lo stemma già stanno ad esprimere il programma: penetrare con sguardo acuto e critico i misteri della natura; leggere, come sosteneva Galileo Galilei (1564-1642), il «libro dell’universo» nel quale sta scritta la scienza.

Questo fu l’ideale cui i Lincei dedicarono la loro vita, la loro opera e addirittura i loro beni materiali. Riunitisi per la prima volta ad Acquasparta, in Umbria, il 17 agosto 1603, dovettero ben presto affrontare la lotta contro l’ottusità dell’ambiente, rappresentato soprattutto dal padre del Cesi, il quale tanto fece e tanto brigò, con accuse di tenebrose e dubbie macchinazioni, da riuscire a costringere nel 1604 Heck a lasciare Roma ed a ritornare nella nativa Olanda. Ma anche in Olanda l’antico compagno di entusiasmi e di dolori si sentì sempre linceo ed il suo carteggio fittissimo con Cesi e con Stelluti mostra l’ardore e l’entusiasmo che animavano questi giovani.

Cesi dava all’Accademia tutte le sue forze, anche finanziarie, facendo acquistare libri in tutta Europa (molti ne acquistò per lui Heck) ed intrecciando rapporti sempre più stretti con tutto il mondo della nuova scienza. Quando Heck, nel 1614, poté tornare in Italia, trovò la sua Accademia divenuta adulta, la cerchia degli aderenti si era allargata a nomi insigni: Giambattista della Porta e lo stesso Galileo che si fece socio nel 1615, pur avendo avuto anche negli anni precedenti intensi rapporti con i fondatori.

Nel 1625 il numero dei membri dell’Accademia, fra italiani e stranieri, era salito a trentadue. Non vi era ancora una sede fissa: le case dei soci fornivano i luogo per le frequenti e feconde riunioni dall’attività delle quali uscirono quelle pubblicazioni che, pur nella loro breve esistenza, costituiscono la gloria dei Lincei e della scienza di tutti i tempi. Basti ricordare che tali pubblicazioni si aprirono con le lettere di Galileo Galilei Sulle macchie solari, videro, fra le altre, quella del Saggiatore (1622) e si chiusero con il Tesoro messicano (terminato nel 1630, ma pubblicato nel 1651) di Federico Cesi. Questi era l’anima dell’Accademia, cosicché con la sua morte precoce (1630, a soli quarantacinque anni) anche l’attività dei Lincei andò spegnendosi. Ma non se ne spense la gloria, che consiste nell’aver dato -insieme al Cimento-all’Europa il grande esempio al quale si ispirarono i massimi scienziati ed i più illuminati principi stranieri per fondare le loro Accademie.

Nacquero, infatti, sul modello italiano, in Inghilterra la Royal Society, che ebbe forse più di ogni altra Accademia del Seicento carattere internazionale; in Francia, accanto al Jardin du Roy (poi Jardin des Plantes), l’Académie Royale des Sciences, poi, con la Rivoluzione francese, defraudata del titolo di royale, ma pur sempre rimasta una delle massime istituzioni scientifiche del mondo; e centinaia d’altre ne vedranno nascere i secoli seguenti, dalla più alla meno gloriosa, tutte, comunque, espressione di tempi e di mentalità nuovi.

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