La gotta

Già nota ai tempi di Ippocrate, la gotta è una malattia del metabolismo in cui depositi di cristalli di acido urico si accumulano nelle articolazioni a causa degli elevati livelli ematici di acido urico (iperuricemia). L’accumulo di cristalli causa riacutizzazioni (attacchi) dell’infiammazione dolorosa all’interno delle articolazioni e intorno ad esse.

La gotta è più frequente fra gli uomini che fra le donne. Solitamente, la gotta insorge nella mezza età per gli uomini e dopo la menopausa per le donne. È rara nella popolazione più giovane, ma è spesso più grave nei casi che insorgono prima dei 30 anni di età.

Un consumo eccessivo di alimenti ricchi di purine (quali molluschi, carne rossa, fegato, rognone, acciughe, asparagi, consommé, aringhe, sughi e brodi a base di carne, funghi, cozze, sardine e animelle) può aumentare il livello di acido urico nel sangue. Tuttavia, una rigorosa dieta a basso contenuto di purine riduce i livelli di acido urico solo di poco ed è raramente una terapia sufficiente per chi soffre di gotta. In passato, quando la carne e il pesce erano scarsi, la gotta era considerata una malattia dei ricchi. Appare evidente come i ceti più umili, i contadini e i poveri, difficilmente avessero a che fare con la gotta, dal momento che la loro alimentazione, spesso scarsa e saltuaria, era per lo più a base di cereali, verdure e legumi.

Essendo quindi associata ai ceti emergenti, abbiamo notizie di numerosi personaggi storici affetti da questa patologia, ad esempio Carlo V di Spagna, Carlo Magno, Enrico VIII d’Inghilterra, Isaak Newton, Charles Darwin, Piero di Cosimo de’ Medici (soprannominato “il gottoso”), ma anche Papi, come Giulio II, Clemente VIII e Bonifacio VI, deceduto dopo solo quindici giorni di pontificato, proprio a causa della gotta.

Per la sua peculiarità di colpire i ceti abbienti, la gotta è stata spesso sfruttata nella letteratura, nell’arte e anche nel teatro come arma di rivalsa dei ceti più umili, per ironizzare e sbeffeggiare i nobili che, pur possedendo ogni ricchezza e fortuna, venivano duramente colpiti dalla malattia. La selettività della gotta divenne, nei secoli, strumento di sfogo e argomento di facile presa per gag ironiche, discriminanti soprannomi e componimenti letterari satirici atti a burlarsi dei ceti sociali nobili.


Chiara è l'intenzione del francese Jehan Georges Vibert che eseguì il dipinto La Dieta con un pizzico d'ironia. La chiave di lettura, come sempre accade nelle opere che raffigurano soggetti affetti da questa patologia, viene offerta dalla presenza del cuscino, sul quale il soggetto ritratto appoggia il piede destro, in cerca di sollievo: l'uomo, appartenente al privilegiato ceto ecclesiastico, è chiaramente affetto da gotta; l'artista, rifacendosi al brillante linguaggio satirico di una parte della pittura di genere settecentesca, presenta il cardinale sofferente davanti a tutte le rinunce alimentari cui è obbligato per motivi di salute. Sullo sfondo, a sinistra, si scorgono tre valletti che allontanano dalla tavola le prelibatezze proibite: l'uomo appare visibilmente "in carne", il gusto per la buona tavola è certamente una delle priorità del prelato, purtroppo messo a dieta dalla gotta e costretto a rinunce alimentari.
Il dipinto dell'inglese William Hogarth (Il matrimonio alla moda), celebre autore di dipinti e incisioni dal marcato accento satirico, conferma come la gotta colpisca preferibilmente i ceti nobili e offre un'immagine più chiara della patologia: il malato è l'uomo all'estrema destra, facilmente riconoscibile, ancora una volta, grazie al panchetto che lo aiuta a tenere sollevato il piede destro, visibilmente fasciato e privo di scarpa, per alleviare i dolori e le infiammazioni della podagra. Il tema dell'opera è quello di un contratto matrimoniale che si sta stipulando a tavolino, tra i due giovani all'estrema sinistra; l'uomo affetto da gotta, identificato come un conte, è il padre di uno dei promessi sposi, impegnato con il dito indice a mostrare l'albero genealogico che ha al suo fianco, come testimonianza delle sue nobili discendenze.
La stampa dell'olandese Jan Luyken mostra più da vicino le condizioni fisiche di un malato di gotta, costretto su quella che costituisce un interessante prototipo settecentesco di sedia a rotelle, con un piano inclinato che permetta di tenere sollevate entrambe le gambe fasciate per alleviare i dolori.
Tra le tante opere d'arte che raffigurano pazienti gottosi, l'incisione del disegnatore inglese James Gillray specializzato in soggetti di satira politica e sociale, costituisce un ironica rarità, poiché a differenza di altre raffigurazioni, che mostrano l'intero paziente in un contesto sociale, qui l'attenzione è incentrata sull'arto malato. Si tratta di un piede gonfio e arrossato dall'infiammazione, voracemente attaccato e divorato da un non meglio identificato perfido mostro, che aiuta a rendere palpabile il senso di dolore provato dal malato.

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