L’ambiente, nella sua accezione più completa e complessa, comprensiva di stili di vita e condizioni sociali ed economiche, è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle popolazioni. https://www.salute.gov.it/portale/prevenzione/dettaglioContenutiPrevenzione.jsp?lingua=italiano&id=5766&area=prevenzione&menu=obiettivi2020
Il tempo e il clima condizionano alcune determinanti chiave della salute umana: aria, cibo e acqua. E sono responsabili di ondate di calore, inondazioni e uragani, così come della trasmissione delle malattie infettive. Anche le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, come gli interventi sull’inquinamento dell’aria, hanno un’influenza importante sulla salute. https://www.epicentro.iss.it/ambiente/climaOms09
Oggi il tema è di grande attualità ma come scrivono alcuni esperti sono molti i momenti nella storia in cui l’uomo è stato costretto a mutare le proprie abitudini per l’impatto del clima. Tra questi si trova “Il destino di Roma. Clima, epidemie e la fine di un impero” di Kyle Harper nel quale viene raccontata la caduta dell’Impero romano, che esamina il ruolo decisivo che il cambiamento climatico e le epidemie ebbero nel crollo dell’impero.
Scrive Harper: “La scoperta di rapidi cambiamenti climatici nell’Olocene è una sorta di rivelazione. Apprendiamo per esempio che i romani, in una prospettiva planetaria, ebbero una fortuna sfacciata. L’impero raggiunse infatti la sua massima estensione e prosperità nelle pieghe di un periodo tardo-olocenico chiamato Optimum climatico romano (Ocr). L’Ocr si manifesta come una fase di clima caldo, umido e stabile in gran parte dell’area continentale mediterranea dell’impero. Si trattò di un momento particolarmente adatto alla nascita di un impero agrario fondato su una convergenza piramidale di accomodamenti politici ed economici. Insieme con il commercio e la tecnologia, il regime climatico rappresentò una silenziosa forza cooperativa nel circolo apparentemente virtuoso dell’impero e della prosperità. Mentre estendevano il loro impero fino alle sue estreme propaggini, i romani non avevano alcuna idea delle basi ambientali, contingenti e precarie, di quanto avevano costruito. Dalla metà del II secolo d.C., la fortuna dei romani iniziò a calare. I secoli oggetto della nostra indagine furono testimoni di una serie di cambiamenti climatici tra i piú drammatici di tutto l’Olocene. Dapprima, iniziò un periodo di scompiglio climatico durato tre secoli (150-450 d.C.), che proporrei di chiamare Periodo romano di transizione. Nei momenti cruciali, l’instabilità del clima mise alle strette le riserve energetiche dell’impero, interferendo drammaticamente con il corso degli eventi. Successivamente, dalla fine del V secolo, si avverte una decisiva e concitata riorganizzazione climatica che culminerà nella Piccola glaciazione della Tarda Antichità. Una spasmodica attività vulcanica negli anni trenta e quaranta del VI secolo innescò il periodo piú freddo di tutto il Tardo Olocene. Contemporaneamente, il livello di energia proveniente dal Sole calò progressivamente al punto piú basso registrato in svariati millenni. Come vedremo, il deterioramento del clima fisico coincise con una catastrofe biologica senza precedenti che travolse quanto ancora restava dello stato romano”
Un altro spunto interessante che raccoglie una serie di documenti e testimonianze del rapporto tra clima e salute si trova a questo link: https://circulatingnow.nlm.nih.gov/2023/04/20/nlm-collections-tour-climate-and-health/
La National Library of Medicine detiene una vasta collezione di materiale che testimonia la storia degli investimenti federali nella ricerca sul clima e la relazione tra clima e salute, che può contestualizzare la ricerca attuale oltre agli impegni federali e correlati su questo tema. La storia riflessa da queste collezioni dimostra come 200 anni di ricerca e rendicontazione accurati e deliberate abbiano preceduto la ricerca moderna e basata sui dati di oggi per consentire agli scienziati del clima di studiare i dati climatici e parlare in modo autorevole del cambiamento climatico in relazione ai suoi impatti umani e ambientali.