La memoria nel mondo greco antico

numero speciale di Medicina nei Secoli dedicato alla memoria nel mondo greco antico

La memoria, nella definizione della Treccani è la “Facoltà di richiamare alla mente eventi o conoscenze passati che hanno lasciato una traccia ripercorribile, oppure ambito nel quale essi continuano a essere virtualmente presenti”

Nel mondo greco antico, la memoria permea ogni aspetto della vita umana, come indicato nel primo fascicolo del 2022 della rivista di storia della medicina e medical humanities della Sapienza Università di Roma. Il testo, frutto delle penne di Marco Cilione (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia) ed Elisabetta Sirgiovanni (Sapienza Università di Roma), prelude al numero speciale di Medicina nei Secoli dedicato alla memoria nel mondo greco antico.

Scrivono gli autori nell’abstract di presentazione: “La memoria svolge un ruolo centrale nelle fasi compositive ed ecdotiche della produzione letteraria degli antichi ed è stata a lungo legata a un modo di trasmissione orale-uditiva, in cui la poesia sopravvive senza il sostegno della scrittura. La metafora del “libro della memoria” appare nella filosofia antica. La trasformazione di figure e espressioni in μνήματα (registrazioni) mediante iconografia e scrittura porta gli antichi a un’interpretazione metaforica dei processi cognitivi. La memoria svolge un ruolo centrale nella medicina theurgica. Agendo come il perno attorno al quale ruota la terapia dei sogni, la memoria richiede il ricordo e la catalogazione dei sogni. La memoria svolge un ruolo centrale anche nella medicina razionale: i sogni amplificano i fenomeni percettivi, quindi analizzarli può migliorare la diagnosi clinica, come negli autori di Ippocrate, stabilendo un legame funzionale tra la fisiopatologia del corpo”

Il numero speciale di Medicina nei Secoli – disponibile a questo link – mira a indagare il ruolo attribuito alla memoria nel mondo greco antico.

Il numero copre vari argomenti, dal ruolo che la memoria svolge nelle spiegazioni dei processi cognitivi e nell’esercizio dell’arte medica, fino alla salienza emotiva che la memoria assume nella letteratura, specialmente nella dimensione privata della scrittura, o nella vita reale, comprese le manifestazioni patologiche.

 

(Matière et mémoire: essai sur la relation du corps à l’esprit) Opera (1896) di H. Bergson, rivista e accresciuta fino al 1911, anno della 7a edizione. Partendo dagli studi precedenti sul tempo (Essai sur les données immédiates de la conscience, 1889, Bergson affronta il problema della relazione fra materia e pensiero, aggiornando il classico problema del dualismo mente/corpo. L’analisi bergsoniana è incentrata sulla ‘percezione’ intesa alla luce del concetto di ‘immagine’, che rende possibile rimodulare la relazione fra corpo e spirito senza incorrere negli opposti errori dell’idealismo, esemplato nell’immaterialismo di Berkeley, che nega l’esistenza delle cose, e del realismo, che riconduce lo spirito, e dunque la coscienza e il pensiero, alla fisiologia dei processi psicologico-cerebrali. L’immagine, situata a metà strada fra la ‘cosa’ e la ‘rappresentazione’, è «più di ciò che l’idealista chiama rappresentazione, ma meno di ciò che il realista chiama cosa» (Prefazione, 7a ed.).

La memoria ci rende umani. Nelle sue “Lezioni Americane” Calvino, a proposito della visibilità, descrive il processo di rappresentazione delle idee: “La mente del poeta e in qualche momento decisivo la mente dello scienziato funzionano secondo un procedimento d’associazioni d’immagini che è il sistema più veloce di collegare e scegliere tra le infinite forme del possibile e dell’impossibile. La fantasia è una specie di macchina elettronica che tiene conto di tutte le combinazioni possibili e sceglie quelle che rispondono a un fine, o che semplicemente sono le più interessanti, piacevoli, divertenti. Mi resta da chiarire la parte che in questo golfo fantastico ha l’immaginario indiretto, ossia le immagini che ci vengono fornite dalla cultura, sia essa cultura di massa o altra forma di tradizione. Questa domanda ne porta con sé un’altra: quale sarà il futuro dell’immaginazione individuale in quella che si usa chiamare la «civiltà dell’immagine»? Il potere di evocare immagini in assenza continuerà a svilupparsi in un’umanità sempre più inondata dal diluvio delle immagini prefabbricate? Una volta la memoria visiva d’un individuo era limitata al patrimonio delle sue esperienze dirette e a un ridotto repertorio d’immagini riflesse dalla cultura; la possibilità di dar forma a miti personali nasceva dal modo in cui i frammenti di questa memoria si combinavano tra loro in accostamenti inattesi e suggestivi. Oggi siamo bombardati da una tale quantità d’immagini da non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che abbiamo visto per pochi secondi alla televisione. La memoria è ricoperta da strati di frantumi d’immagini come un deposito di spazzatura, dove è sempre più difficile che una figura tra le tante riesca ad acquistare rilievo. Se ho incluso la Visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall’allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini. Penso a una possibile pedagogia dell’immaginazione che abitui a controllare la propria visione interiore senza soffocarla e senza d’altra parte lasciarla cadere in un confuso, labile fantasticare, ma permettendo che le immagini si cristallizzino in una forma ben definita, memorabile, autosufficiente, «icastica»”.

Physiognomie and chiromancie, metoposcopie, the symmetrical proportions and signal moles of the body, fully and accurately handled; with their natural-predictive-significations. The subject of dreams; divinative steganographical, and Lullian sciences. Whereunto is added the art of memorie / [Richard Saunders].
Saunders, Richard, 1613-1675.
Una sintesi sulla memoria si trova qui

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