L’oftalmologo nella fotografia del 1880 sta praticando la retinoscopia utilizzando una prima forma di un forottero, un rifrattometro per determinare lo stato di rifrazione di un paziente. Sulla fotografia viene disegnata una fonte di luce riflettente e uno strumento ottico viene avvicinato all’occhio del medico indicando che sta esaminando il paziente. Nell’altra mano tiene un tubo che muove le lenti nel disco. I grandi dischi contengono una serie di lenti positive e negative, un adattamento del disco rotante di Rekoss che è stato costruito implementando l’oftalmoscopio di Herman von Helmholtz. Questa macchina sembra essere una delle prime forme di macchine rifrangenti.
L’oftalmologo olandese Frans Cornelius Donders (1818-1889) stabilì l’importanza della correzione degli errori di rifrazione negli anni ’60 dell’Ottocento: un punto di riferimento nella terapia non solo per i pazienti miopi, ipermetropi o astigmatici, ma anche per quelli che soffrono di mal di testa e squilibri muscolari.
Il suo lavoro è stato continuato dal suo assistente, Herman Snellen, (1834-1908) e altri oftalmologi. Silas Weir Mitchell di Filadelfia (1829-1914), neurologo pioniere d’America, ha sostenuto la terapia correttiva e ha fortemente promosso la pratica ai medici generici. Ha sottolineato l’importanza di inviare pazienti con mal di testa o “affaticamento degli occhi” dagli oftalmologi. Mitchell ha introdotto il termine “affaticamento degli occhi” nel lessico medico e la “cura del riposo” nelle terapie mediche. Con il riconoscimento che gli errori di rifrazione dovevano essere misurati, gli innovatori hanno ideato macchine per determinare in modo accurato e rapido lo stato di rifrazione. La correzione degli errori di rifrazione è stata una delle grandi conquiste degli oftalmologi del diciannovesimo secolo.