Will Withering con la sua osservazione diede al mondo una delle più preziose medicine per il cuore
«Le digitali sono amare, calde e secche, e possiedono una certa qualità depurante; eppure sono inutili, e non hanno posto tra le medicine».
John Gerard, Herbal (Erbario), 1597

Sulle pareti di una chiesa di Birmingham, in Inghilterra, si trova una strana lapide. Documenta la morte di un medico locale, Will Withering di 58 anni, ed è decorata con una scultura su pietra della pianta che in inglese si chiama “foxglove”, il guanto della volpe, ovvero la digitale. Per quasi 40 anni, Withering, nato nel 1741, aveva combattuto due malattie, l‘idropisia e la tubercolosi. Sconfisse la prima “inventando” la digitale, ma fu sconfitto dalla seconda, che lo uccise nel 1799. Will Withering non scoprì la digitale, ma colmò il divario tra medicina ed erboristeria grazie all’incontro con un paziente affetto da idropisia e guarito per merito della mistura di un erborista, tra i cui ingredienti il medico inglese trovò proprio la digitale. Per dieci anni effettuò sperimentazioni cliniche sulle sue sostanze costituenti, i digitalici, e stabilì che costituivano una cura per l’idropisia.

La pianta della digitale, considerata da sempre velenosa ed associata in qualche modo alla ‘stregoneria’ era stata utilizzata per vari scopi per molti secoli, ma dal 1745 la pianta era caduta in discredito a causa di un uso sconsiderato.
La prima accurata descrizione degli effetti terapeutici della digitale è contenuta in nove casi clinici apposti da Erasmus Darwin nella tesi di laurea di suo figlio e pubblicata nel 1780. Ma la prima descrizione sull’uso della digitale purpurea risale al 1775 e porta la firma di William Withering, assegnato al Birmingham General Hospital da Erasmus Darwin, il nonno del famoso Charles, nel periodo in cui l’idropisia, o edema, era una piaga per numerosi paesi. La malattia aveva il grottesco effetto di gonfiare il corpo a tal punto che a volte le vittime annegavano nei loro stessi fluidi organici, coi polmoni tanto saturi da provocare asfissia. I medici provavano a purgare la vittima, estraendo litri di fluidi. Cura che a volte aveva successo, ma altrettanti erano gli insuccessi che portavano al decesso del paziente. Fu Withering ad affermare nel 1776 che la Digitalis purpurea meritava maggiore attenzione rispetto alla pratica e fu lui a portare il farmaco all’attenzione di Darwin.

Nella prefazione della sua opera Withering afferma di essersi deciso a scrivere dell’utilizzo della digitale affinché anche altri traggano qualche insegnamento dalla sua esperienza, prima che “un farmaco di tanta efficacia sia condannato e respinto come pericoloso ed ingestibile”.
Withering raccoglie la propria esperienza in 163 pazienti durante 10 anni di studio, un capolavoro di attenta osservazione, registrazione onesta e interpretazione perspicace. Il suo lavoro ha indubbiamente contribuito alla restituzione della Digitalis purpurea all’influente Farmacopea di Londra, stimolando un filone di ricerca che continua fino ad oggi.
Queste le parole del medico:
«Dopo essere stato spesso esortato a scrivere su questo argomento, spesso ho rifiutato di farlo, per la mia stessa apprensione, alla fine sono costretto a prendere in mano la penna, per quanto non qualificato potrei ancora sentirmi per il compito. Sono passati circa dieci anni da quando ho iniziato a usarlo come medicinale».
Withering si preoccupava della obiettività, accuratezza e validità dei suoi dati ed era sensibile al giudizio dei suoi coetanei, come emerge sempre dalla sua opera “An Account of the Foxglove, and Some of its Medical Uses: with Practical Remarks on Dropsy, and Other Diseases”
«Sarebbe stato un compito facile fornire casi selezionati, il cui trattamento di successo avrebbe parlato con forza favore della medicina, e forse lusinghiero per la mia reputazione. Ma Verità e Scienza condannerebbero questa procedura. Ho quindi menzionato tutti i casi in cui ho prescritto il Foxglove, corretto o improprio, con risultati di successo o meno. Una tale condotta mi aprirà la censura di coloro che sono disposti a censurare, ma farà incontrare l’approvazione degli altri, che sono i più qualificati ad essere giudici»
L’immagine di William Withering che emerge da queste parole è quella del clinico e dello sperimentatore clinico ideale, senza tempo, i cui strumenti erano semplicemente il potere di osservazione e di intelletto.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/3514682/ Fisch C. William Withering: An account of the foxglove and some of its medical uses 1785-1985. J Am Coll Cardiol. 1985 May;5(5 Suppl A):1A-2A. doi: 10.1016/s0735-1097(85)80456-3. PMID: 3886745.