Carlo Forlanini e lo pneumotorace artificiale

Carlo Forlanini fu uno dei protagonisti tra il finire dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento della rinascita della medicina italiana, che portò alla comparsa di numerose scuole mediche universitarie.

Forlanini ricopre un posto speciale nella storia della medicina: nello stesso anno, il 1882, in cui Robert Koch scoprì del bacillo tubercolare, introdusse una nuova cura della tubercolosi polmonare, ossia lo pneumotorace artificiale.
Nacque a Milano nel 1847 e morì nel 1918 a Pavia, dove si era laureato nel 1870 e dove, nel 1889, aveva avuto la cattedra di propedeutica medica, per passare, nel 1900 a quella di clinica medica.
Come detto, a lui l’invenzione del pneumotorace artificiale nella cura della tubercolosi polmonare: consiste nell’introduzione di azoto o ossigeno o aria fra i due foglietti pleurici in modo da comprimere e, di conseguenza, a immobilizzare il polmone malato.
La nuova terapia, comunicata da Forlanini nel 1882 con una, poi famosa, nota scientifica “A contribuzione della terapia della tisi” fu accolta con grande scetticismo: l’ambiente medico dell’epoca, affascinato dalle grandi conquiste microbiologiche, era scettica nei confronti di tale terapia. Perplessità che perdurò sino al 1912, anno in cui—in occasione del Congresso Internazionale sulla tubercolosi tenutosi a Roma—l’efficacia del pneumotorace artificiale ebbe l‘unanime riconoscimento ufficiale. Rimase, fino alla scoperta dei sulfamidici prima e degli antibiotici poi, l’unico efficace metodo per la terapia della tisi.

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