l’ideatore delle «ambulanze volanti», carri a due ruote, portati sulla linea di combattimento per soccorrere i feriti con grande rapidità
Nel 1800 la chirurgia militare, che è la più antica delle specialità chirurgiche, fece un notevole progresso. Che i primi chirurghi della storia fossero militari, incaricati di assistere quanti cadevano feriti durante i combattimenti, non vi è alcun dubbio. Nell’Iliade sono ricordati gli interventi compiuti dal chirurgo Macaone; nell’esercito romano sembra esistessero chirurghi militari; i cavalieri di S. Giovanni assistevano i Crociati feriti; nel medioevo i chirurghi più famosi erano chirurghi militari; durante il Rinascimento lo stesso Parè, che fu uno dei più famosi chirurghi della storia era un chirurgo militare. La chirurgia, come si è già detto, deve molto a questi chirurghi, poiché la maggior parte dei progressi che essa ha compiuto, soprattutto in campo traumatologico, li deve a loro.
Dai tempi di Parè, l’assistenza ai feriti sul campo di battaglia non aveva progredito molto, ma sulla fine del 1700 comparve Dominique-Jean Larrey (1766-1842), un altro grande chirurgo militare francese, che conquistò nella storia della chirurgia militare una posizione di primo piano. Egli prese parte a tutte le campagne napoleoniche in qualità di chirurgo capo dell’esercito, guadagnandosi la stima e l’amicizia dell’imperatore. Poco dopo il suo arruolamento, avvenuto nel 1792, Larrey ideò le «ambulanze volanti», carri a due ruote, leggeri e ben molleggiati, che potevano essere portati sulla linea di combattimento, irraggiungibile con mezzi più pesanti, onde raccogliere e soccorrere i feriti con grande rapidità.
Se le ambulanze volanti diedero fama a Larrey, non furono certo l’unico suo merito, come ben appare dalle sue «Memorie di chirurgia militare e di campagne» (1821), in cui vengono descritte le sue esperienze al seguito dell’armata napoleonica. Fra gli interventi di chirurgia riportati in questa sua opera egli si soffermò particolarmente sulla descrizione della amputazioni, di cui si era fatta una vastissima esperienza durante le numerose battaglie cui partecipò. A quei tempi le amputazioni costituivano uno dei problemi più dibattuti della chirurgia militare. Si discuteva sulla loro necessità e sul momento più opportuno per praticarle, cioè se immediatamente o tardivamente. Larrey fu per principio favorevole all’amputazione immediata sul campo di battaglia, ogni qualvolta non fosse possibile salvare l’arto per la presenza di una frattura esposta o di altre gravi lesioni, poiché sosteneva che l’ospedalizzazione rapida di questi ammalati era impossibile, mentre diventava più facile evacuare gli amputati. Fu per questo motivo che, nella campagna di Russia durante la battaglia di Borodino, egli operò duecento amputazioni. Le disarticolazioni furono poco praticate da Larrey, che preferiva ricorrere alle amputazioni, ritenendole meno pericolose.
La carriera di questo grande chirurgo militare finì a Waterloo e, dopo quella disfatta, dovette affrontare la povertà ed i processi, come tutti i seguaci di Napoleone. Ma la stima dei suoi compatrioti non decadde mai, tanto che fu nominato, nel 1830, primario dell’Ospedale degli Invalidi. Lo stesso Napoleone che, come segno di riconoscenza per il suo valore, lo aveva nominato barone, gli aveva regalato, durante la campagna d’Egitto, la propria spada, su cui aveva fatto incidere le parole «Abukiret Larrey» e gli destinò anche per testamento la somma di centomila franchi.