Arte e scienza: agli Uffizi una mostra ne indaga il rapporto

ricordando boyle: Agli Uffizi una mostra sul rapporto fra arte e scienza

Raccontare la natura e come indagarla è stata la sfida degli uomini di scienza nei secoli. Ma come questa “scienza” è stata diffusa, resa comprensibile e divulgata?

Una mostra agli Uffizi è dedicata al rapporto fra arte e scienza, con la presenza di “Esperimento su di un uccello inserito in una pompa pneumatica” di Joseph Wright of Derby in prestito dalla National Gallery di Londra. L’opera, che risale al 1768, raffigura una riunione in una casa di campagna inglese durante un esperimento sul vuoto d’aria tramite pompa pneumatica messa a punto da Robert Boyle, chimico irlandese vissuto nel secolo precedente. Tali sperimentazioni all’epoca non costituivano più una novità scientifica ed erano ampiamente proposte con fini divulgativi e didattici nelle sedi più disparate. Anzi, anche in Italia come indica proprio il testo che accompagna la mostra – a partire dagli anni Settanta del Settecento, prima a Palazzo Pitti per i propri figli, poi anche per un pubblico più ampio nel neonato Museo di Fisica e Storia Naturale allestito a La Specola, il granduca Pietro Leopoldo di Lorena commissionava analoghi esprimenti e laboratori dimostrativi che introducevano alla conoscenza delle principali leggi chimico-fisiche allora note.

Ricordiamo che Robert Boyle può essere considerato il più grande chimico e fisico del Seicento, con il merito di emancipare la chimica dalla alchimia e dalla medicina.

The Hon. Robert Boyle, experimental philosopher. Oil painting. Credit: Wellcome Collection.

Nacque a Lismore Castle, in Irlanda, nel 1627 e morì a Londra nel 1691. Compiuti gli studi a Eton, si recò, nel 1641, a Firenze. Durante questo soggiorno venne affascinato dal pensiero e dalle opere di Galileo Galilei, tanto che, tre anni dopo, rientrato in Inghilterra, si dedicò interamente alla ricerca scientifica entrando a far parte dell’Invisible College che, trasformato in Royal Society, lo ebbe, nel 1680, come presidente. Realizzò la famosa macchina pneumatica -che ancor oggi è in uso, sia pure con ovvie modifiche- con la quale compì la maggior parte delle sue ricerche e dei suoi esperimenti sui gas, che si conclusero con l’enunciazione della famosa legge di Boyle, secondo la quale nei gas, a temperatura costante, il volume e la pressione sono inversamente proporzionali.
Questa legge venne enunciata, quasi contemporaneamente, dal francese Edme Mariotte (1620—84) e, per eliminare ogni polemica relativa alla priorità della scoperta, essa venne e viene ancora indicata come legge di Boyle—Mariotte.
Fra tutte le sue opere (stampate in latino a Ginevra nel 1676 e, poi, in inglese a Londra nel 1744 in 5 volumi e nel 1772 in 6 volumi) la più meritatamente famosa è “The sceptical chemist” (Il chimico scettico) che può considerarsi l’atto di nascita della chimica moderna: per lui la chimica era la scienza della composizione delle sostanze, non banalmente un’aggiunta alle arti degli alchimisti o dei fisici. In essa, infatti, si trova enunciato per la prima volta il concetto di elemento in senso moderno; si trova chiaramente individuata la distinzione fra combinazione chimica e miscuglio, dalla quale consegue il concetto moderno di analisi chimica; il tutto fondato su una concezione atomistica, anche se manca ancora il concetto di peso atomico. Comprese la distinzione tra miscele e composti, ipotizzò inoltre che gli elementi fossero fondamentalmente composti di particelle di varia specie e misura, in cui, tuttavia, essi non potevano essere scomposti in alcun modo noto. Ma, benché egli vada sicuramente riconosciuto fondatore della chimica moderna, nelle sue opere si avverte ancora qualche sopravvivenza di lontano aristotelismo e persino di alchimia, per esempio nella convinzione ch’egli chiaramente esprime della possibilità della trasmutazione dei metalli.
Nel 1664 -tra le altre numerose pubblicazioni- pubblicò un saggio, La storia sperimentale dei colori , in cui fra l’altro proponeva di utilizzare i pigmenti di numerosi fiori come indicatori di acidità o basicità di determinate soluzioni.

 

https://www.uffizi.it/eventi/il-famoso-esperimento-di-joseph-wright-of-derby-per-la-prima-volta-in-italia

Findlen, Paula, and Anna Ferrara. “UN IMPROBABILE EROE PER LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA.” Quaderni Storici, vol. 32, no. 96 (3), 1997, pp. 839–852. JSTOR, www.jstor.org/stable/43779856. Accessed 1 Nov. 2020.

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