Epidemie, pestilenze e vaccini

Il Covid è solo l’ultima della serie di epidemie e pestilenze che hanno caratterizzato la storia dell’uomo, spesso in coincidenza con periodi di cambiamento climatico. I primi uomini si sono portati appresso diversi “patogeni di famiglia”, cioè parassiti condivisi con gli antenati ominidi: pulci, vermi, protozoi, salmonella, stafilococchi e streptococchi. Le punture di insetti, i morsi di animali, la lavorazione e il consumo di cibo contaminato sono stati l’origine di zoonosi come la tubercolosi aviaria, la leptospirosi, la schistosomiasi, il tetano, la tripanosmiasi, la trichinosi.

Il peso delle malattie infettive gravava visibilmente sulla salute dei romani: citiamo solo alcuni esempi tra cui la peste antonina (165-80 d.C.) a Roma, causata dal vaiolo (o morbillo) che provocò 30.000 morti; sempre su Roma, una città che nell’antichità sfiorò il milione di abitanti, si abbatté una epidemia di vaiolo con la peste di Cipriano (nel 250-270 d.C.), che al suo culmine fece contare 5000 morti al giorno.

Tra le rotture che vanno segnalate, senza dubbio la peste del 1347: In Europa sono stati stimati 43 milioni di morti tra il 1347 e il 1350. La ricostruzione ci dimostra come la peste abbia avuto la capacità di porre in rilievo non tanto le carenze organizzative delle città, ma l’incapacità dell’uomo di riuscire a porre rimedi utili a contenere il diffondersi della malattia. 

Lo studio dei testi ippocratici che raccolgono casi di malattie, come il trattato intitolato Epidemie, mostra che i tipi di malattie e le proporzioni tra esse nell’Antichità classica erano già analoghe a quelli che caratterizzeranno la storia dell’Europa fino alla metà del XIX secolo seppur con significative differenze legate a patologie come il morbillo, la rosolia e diverse malattie virali. La sifilide viene descritta da Frascastoro dopo la scoperta dell’America. 

Solo nel corso dell’Ottocento la vaccinazione cominciava a proteggere contro il vaiolo, e la febbre tifoide regrediva grazie a una migliore igiene degli alimenti. I processi di industrializzazione e urbanizzazione, però, determinarono nell’Ottocento condizioni ecologiche, come l’aumento della densità abitativa nelle città – dove peraltro mancavano impianti fognari e l’acqua era facilmente contaminata – che favorirono la diffusione di malattie come tubercolosi, tifo e influenza. 

Il primo vaccino fu “messo a punto” da Jenner e il nome “vaccino” ha origine proprio nel fatto che per immunizzare e proteggere i pazienti si utilizzava il vaiolo vaccino, cioè dei bovini. L’aggettivo aveva conseguito un risultato tanto importante da diventare anche un sostantivo. 

La vaccinazione cominciò a prendere piede e in questo bell’articolo di Nature una immersione nella storia delle scoperte che hanno consentito di arrivare ad oggi https://www.nature.com/immersive/d42859-020-00005-8/index.html#

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