Nasce la rete degli Ospedali Storici

Leonardo Da Vinci utilizzava già i loro laboratori per le sue prime dissezioni. Manzoni, nei Promessi Sposi, raccontava del Lazzaretto e delle sue pene. Poi ci sono i sontuosi giardini dell’impero romano, le opere straordinarie di Della Robbia e Giambologna. E sono solo alcuni dei tesori e delle storie che gli ospedali storici italiani custodiscono sfidando i secoli e portando avanti senza sosta la loro attività sanitaria, di cura e di ricerca. Due anime che convivono in loro e che ne rappresentano l’unicità e al contempo la grande sfida.


Per questo è nata Acosi – Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani: creare una rete in grado di rafforzare la loro missione sociale e di rendere ancora più aperto e disponibile il loro enorme patrimonio che unisce opere di inestimabile valore, edifici simbolo e una mole documentale che raccoglie la storia della medicina attraverso i secoli.


L’Associazione Culturale Ospedali Storici Italiani nasce per condividere con i suoi associati le migliori pratiche di conservazione, gestione e la valorizzazione del patrimonio artistico, storico, culturale ed architettonico in possesso di aziende sanitarie ed ospedaliere, oltre che promuovere l’incremento trasparente e sostenibile del patrimonio scientifico materiale e immateriale in possesso delle strutture. L’obiettivo è anche contribuire a creare un nuovo modello di servizio culturale e turistico, incentivando la collaborazioni con le istituzioni e le associazioni territoriali. L’Acosi, inoltre, riconosce il valore sussidiario dei musei e delle opere per il potenziamento dell’attività sanitaria e assistenziale e per una maggiore “umanizzazione” delle cure attraverso una fruizione diretta ai pazienti e familiari del patrimonio culturale.
Aderiscono ad Acosi gli enti sanitari e ospedalieri e altri soggetti giuridici pubblici o privati che siano dotati di un patrimonio storico o di beni museali. Gli enti fondativi sono i più antichi d”Italia: l’Ospedale S. Maria Nuova di Firenze, l’Ospedale Civile Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, l’Ospedale Santo Spirito in Sassia di Roma e l’Ospedale degli Incurabili – MAS di Napoli. A breve anche l’Ospedale di Alessandria. Strutture ospedaliere impegnate nell’attività sanitaria e di cura e che custodiscono beni e documenti degni dei più grandi musei o biblioteche.
Lo scorso 9 ottobre si è tenuta a Firenze la prima grande assemblea nazionale, all’Istituto degli Innocenti di Firenze per valorizzare questi luoghi che già dal Medioevo erano frequentati dai maggiori artisti italiani: la letteratura li ha raccontati ampiamente, come il Lazzaretto dei Promessi Sposi costruito nel 1488 all’Ospedale Maggiore di Milano, progettato dal Filerete e nato dalla riforma promossa dall’arcivescovo Rampini, resa poi operativa nel 1456 da Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. A Firenze, l’Arcispedale di Santa Maria Nuova fu fondato nel 1288 da Folco Portinari, padre di Beatrice celebrata da Dante Alighieri. Ancora oggi è uno dei principale luoghi di cura e assistenza della città e allo stesso tempo custodisce le opere inestimabili di Della Robbia, Giambologna e Buontalenti, solo per citarne alcuni. Qui operano da 700 anni le suore oblate ospedaliere e la stretta connessione con la vita liturgica è testimoniata dalla Chiesa di Sant’Egidio, celebre anche per il tabernacolo di Rossellino e lo sportello del Ghiberti.
A Roma, il Complesso Monumentale del Santo Spirito in Saxia custodisce un vero e proprio tesoro: l’area dove sorge era occupata dalle costruzioni imperiali e dai sontuosi giardini, gli “Horti Agrippinae” di Agrippina Maggiore, che dal Gianicolo si estendevano fino al Tevere, di cui ancora oggi, nei locali sottostanti la Corsia Sistina, sono visibili resti di muri ad opus reticulatum, pavimenti in mosaico, frammenti di marmi scolpiti e resti di affreschi.

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