Quando si taglia una cipolla, viene rilasciata una sostanza chimica, il tipropanal-S-ossido. È una sostanza che agisce come uno spray al peperoncino, lasciandoci quel fastidioso senso che ci riduce letteralmente il lacrime.
Ma le cipolle, che rientrano nella famiglia dell’allium – insieme all’aglio e al porro – sono senza dubbio le più antiche soggette a coltivazione, erano coltivate già in Caldea oltre 2000 anni prima di Cristo.
La cipolla è anche raffigurata negli affreschi delle tombe egizie, era una parte fondamentale della dieta di Greci e Romani, che la chiamavano «unio» che significa perla, alludendo al singolare aspetto traslucido della cipolla sbucciata.
Anche nel Medioevo i buongustai la tenevano in grande considerazione e ad essa sono tradizionalmente associate qualità mistiche: la cipolla ha sempre tenuto a bada le malattie, così come l’aglio respingeva i vampiri.
I più antichi testi di medicina attribuiscono alla cipolla proprietà diuretiche ancora oggi riconosciute: fresca, contiene molta acqua, glucidi, lipidi, protidi, oligoelelmenti, vitamine A, B1, B2. Ha proprietà lassative, emollienti, ed è considerato cardiotonico.
Fu Linneo a dividere le varie specie della cipolla nel Sistema Naturae, pubblicato nel 1735, classificando il genere e la specie delle 5.900 piante conosciute.