Il Brownismo è la teoria biologica ideata da John Brown nel XVIII secolo secondo cui la vita nella sua essenza non è uno stato normale e spontaneo, ma quasi uno stato artificiale, costretto e mantenuto da continui stimoli, per cui le condizioni della salute sarebbero in diretta dipendenza dalla dosatura degli stimoli, cioè dal grado di eccitabilità degli organi.
Allievo di William Cullen, Brown (1735-1788) ideò un vero e proprio sistema medico. Egli concepì la vita come una conseguenza degli stimoli interni di origine viscerale ed esterni provenienti dall’ambiente e delle risposte date dalla eccitabilità dell’organismo. Quando la risposta allo stimolo era eccessiva si formava uno stato di malattia che definiva “iperstenico” e quando la risposta era troppo debole lo definiva “astenico”.
Le astenie erano di due tipi: diretta se la eccitazione mancava per carenza di stimolo e indiretta quando l’organismo stimolato troppo aveva esaurito la sua capacità di rispondere eccitandosi. Un equilibrio fra eccitamento ed eccitabilità era lo stato ideale. Il grado di eccitamento poteva anche essere espresso matematicamente su una scala che andava da zero a ottanta, con quaranta gradi che rappresentavano lo stato di salute.
Per Brown (e i suoi seguaci) la maggior parte delle malattie ricadeva nella categoria dell’astenia e richiedeva quindi una stimolazione.
Forti stimolanti erano oppio e alcol, generalmente somministrati in combinazione con laudano; stimolanti alternativi erano l’etere, la canfora, l’ammoniaca e il muschio, e una dieta ricca di carne era prescritta come misura “di sostegno”. Anche i metodi decongestionanti ‒ come la flebotomia, le purghe e gli emetici, che erano indicati nelle malattie steniche ‒ erano considerati stimolanti blandi.
In Gran Bretagna l’influenza di Brown rimase piuttosto limitata, il suo metodo fu, invece, ampiamente dibattuto nel Continente come esempio di pratica “scientifica”, e ispirò la medicina romantica tedesca e la filosofia della Natura.
Il lavoro di Brown che fu tradotto in molte lingue dal latino originale e dall’inglese si intitolava “Elementi di Medicina” ed ebbe forte diffusione perché buona parte della classe medica del continente salutò con interesse la forte semplificazione che il brownismo portò nella diagnosi e nella pratica terapeutica: sedativi nelle malattie ipersteniche e eccitanti in quelle asteniche erano le uniche indicazioni terapeutiche.
Negli anni Novanta del Settecento essa acquistò una considerevole importanza pratica; centri di medicina browniana erano l’Ospedale di San Matteo a Pavia con il figlio di Johann Peter Frank, Joseph (1771-1842), e l’Ospedale Generale di Bamberga, in Baviera, con Adalbert Friedrich Marcus (1753-1816) e Andreas Röschlaub (1768-1835).
Tuttavia, la pratica browniana rivelava quanto fosse difficile di fatto diagnosticare astenia o stenia (e tanto meno gradi definiti di eccitamento o eccitabilità).
L’accertamento dello stato di un paziente si basava principalmente su un’anamnesi di stimoli precedenti (condizioni climatiche, cibo e bevande, stile di vita, stress psicologico), sulla misurazione del polso e su “prove terapeutiche”, nelle quali si esaminava la reazione a stimolanti leggeri o forti.
Per la terapia browniana era necessaria anche una stretta osservazione, pressoché continua, del paziente ‒ difficile da effettuare in clinica e quasi impossibile nella pratica privata. Inoltre, i trattamenti con stimolanti erano costosi: come ricordava Marcus, l’Ospedale di Bamberga nel solo anno 1798 aveva utilizzato 470 libbre (213 kg ca.) di alcol puro e 44 libbre (20 kg ca.) di china peruviana. Dopo l’entusiasmo iniziale, anche i difensori del sistema browniano si fecero più cauti quando non divennero scettici circa la sua efficacia; Frank e Marcus lo abbandonarono del tutto.
Anche il problema della dipendenza dalla droga divenne sempre più evidente tramite l’esperienza delle terapie browniane; commentatori del XIX secolo hanno denunciato i trattamenti a base di oppio e di alcol come eccessi terapeutici che nuocevano ai pazienti o addirittura li uccidevano.
In ogni caso, con la sua enfasi sui trattamenti stimolanti e rinforzanti il brownianismo aveva generato seri dubbi sul valore della terapia evacuante classica a base di salassi, purghe ed emetici. Per molti pazienti indeboliti dalla malattia poteva essere di fatto più vantaggioso un trattamento secondo i principi browniani piuttosto che secondo la dottrina galenica.