Nel Settecento, la patologia ebbe fondamentalmente due indirizzi: uno conservatore umorista, l’altro innovatore di stampo romantico-animistico.
Anche in questo secolo, la dottrina umorale continuò ad essere predominante e con essa si tentò di spiegare tutte le condizioni patologiche. La microbiologia, che iniziava ad imporsi, era comunque legata a questa dottrina e i microbi erano considerati l’effetto della putrefazione umorale, da cui originavano per generazione spontanea.
Nel Settecento il concetto parassitario delle malattie prese maggior piede rispetto al secolo precedente, senza affermarsi in modo deciso. Nelle opere pubblicate in questo periodo raramente viene citato l’agente microbico, mentre si parla spesso di veleno che passa da una persona malata ad una sana.
È del 1714 un opuscolo di Carlo Congrossi (1682 – 1769) intitolato “Nuova idea del male contagioso dei buoi” in cui suppose che da insetti invisibili procede il contatto del bue “in quella guisa appunto che da scoperti bachi cutanei dipende la rogna degli uomini”.

Antonio Vellisnieri (1661 -1730) fautore della dottrina microbica della “putredo animata”, ritiene che i responsabili di molte malattie siano dei vermicelli che agiscono sui tessuti come le sostanze chimiche, oppure “rodendoli, mordendoli, irritandoli o sporcandoli”.