Lazzaro Spallanzani: pionere della microbiologia

Dopo aver mosso i primi passi nei due secoli precedenti e dopo aver ottenuto una consistente dignità di nuovo campo della ricerca, la fisiologia, opera in buona parte dei naturalisti, acquistò caratteri di disciplina autonoma soprattutto nella seconda metà del Settecento. L’evoluzione di questi studi si divise in due filoni separati e diversi, uno sperimentale galileiano, l’altro fortemente influenzato da teorie biomediche diverse (animismo, vitalismo, teoria degli stimoli e controstimoli).
Spallanzani fu uno dei maggiori rappresentanti della fisiologia sperimentale del ‘700 e il più autorevole sostenitore della teoria generazionale dell’omne vivum e vivo. In netto contrasto con la teoria della generazione spontanea dei microrganismi, Spallanzani sostenne che invece, anche se al microscopio non si vedevano, i microrganismi esistevano e seguivano la legge dell’omne vivum e vivo e propose di chiamarli “infusori”.

Per gli esperimenti da lui effettuati – tra i quali la prima fecondazione artificiale praticata in rane e cagne e la dimostrazione dell’esistenza nell’aria dei microrganismi – è considerato nella letteratura internazionale il “pioniere della microbiologia”.

Nato a Scandiano nel 1729 in provincia di Reggio Emilia, morì a Pavia assistito dal collega Antonio Scarpa nel 1799; era abate dei sacerdoti di Maria. Insegnò scienze naturali prima dell’Università di Modena poi in quella di Pavia che allora si trovava nel suo massimo splendore. Qui compì importanti studi e fondò il magnifico museo di Storia naturale che divenne una delle glorie di questa Università.

Dotato di una spiccata personalità di scienziato, inteso nel senso moderno del termine, Spallanzani adottò l’esperimento come base principale delle sue ricerche. Tralasciando di ricordare gli studi che lo resero famoso nel campo delle scienze naturali, ricordiamo solo quelli riguardanti la fisiologia e cioè quelli sulla generazione, sulla fecondazione, sulla digestione e sulla circolazione.
La negazione della generazione spontanea degli infusori venne basata da Spallanzani sull’accertamento sperimentale che questi microscopici animaletti (infusori) non nascevano spontaneamente come allora si credeva dai semi vegetali messi in infusione, ma da certe “massette nericce” che egli interpretò come specie di “ovetti o germi” né più né meno come accadeva per gli altri animaletti.
Nel campo della fecondazione Spallanzani iniziò nel 1777 i primi esperimenti di fecondazione artificiale negli animali, durante le ricerche che egli stava conducendo sulle rane e sui rospi, per i mostrare che non è possibile la nascita di un nuovo essere senza che l’uovo sia stato fecondato in precedenza dal seme maschile. I risultati di queste ricerche sono riportati nella sua opera intitolata “Prodromi sulla riproduzione animale”.
Nel 1768 venne iscritto all’Istituto e Accademia di Bologna e alla Royal Society di Londra, grande riconoscimento del suo valore di scienziato.

Per quanto riguarda il problema della digestione allora non ancora risolto, Spallanzani con ricerche condotte sul succo gastrico prelevato dallo stomaco di diversi animali dimostrò nel 1780 che il processo digestivo gastrico non avveniva come fino allora si credeva, per triturazione o fermentazione degli alimenti, ma per azione diretta del succo gastrico.

Nel campo della circolazione sanguigna osservò per primo nel 1771 la circolazione sanguigna nei capillari degli animali a sangue caldo mentre il Malpighi l’aveva osservata solo sugli animali a sangue freddo.
Con questa scoperta venne completata definitivamente la conoscenza della circolazione sanguigna.
Osservò inoltre per primo i leucociti nel sangue della salamandra nel 1768. Questi studi sono raccolti nella opera “Azione del cuore sui vasi sanguigni” e nei “Fenomeni della circolazione”.

Ma la sua attività di ricerca fu sempre intensissima: nel 1771 inizia gli studi sulla generazione e sugli spermatozoi e continuò le ricerche sperimentali sugli infusori. Nel 1775 viene inaugurato ufficialmente il Museo di Storia naturale dell’Università di Pavia, che già dirigeva da qualche anno. Nel 1777 realizza il primo esperimento di digestione artificiale negli uccelli e di inseminazione artificiale negli anfibi. Un anno dopo, nel 1778, sperimenta la digestione artificiale con succo gastrico umano, prelevato dal suo stesso stomaco.

Con il celebre esperimento delle chiocciole che chiuse in un ambiente di azoto puro emettevano l’anidride carbonica che si era formata dall’ossigeno precedentemente assorbito, Spallanzani ha contribuito a dimostrare che la respirazione consiste essenzialmente in uno scambio tra ossigeno e anidride carbonica.

Uscirà a Ginevra nel 1803 la traduzione francese curata da Senebier dell’opera postuma sulla respirazione, seguita dopo pochi mesi dall’edizione italiana Memorie sulla respirazione. Spallanzani infatti negli ultimi anni si era dedicato a studi in questo campo. Aveva ampliato le ricerche a tutta la scala zoologica, dimostrando la partecipazione di tutti i tessuti e non solo dei polmoni a questa funzione vitale.

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