Nicolò Stenone

Nel 1686 muore in assoluta povertà Nicolò Stenone, scopritore dell’omologo dotto e di altre scoperte, tra le quali l’origine delle lacrime e della saliva.

Abbandonata la scienza, Stenone si fa missionario. Sarà proclamato santo e protettore degli scienziati nel 1988. Per volere del granduca di Firenze Cosimo III è sepolto nella basilica di San Lorenzo.

 

Nato in Danimarca nel 1638, Niels StensenNiccolò Stenone in italiano – si formò a Copenaghen studiando lingue, matematica, anatomia e medicina. Dopo un periodo trascorso a Copenaghen per studiare medicina con Thomas Bartholin (1656-59), si trasferì dapprima ad Amsterdam (febbraio 1660) per lavorare con Blasius come dissettore, quindi a Leida (giugno 1660) per studiare con F. de le Boë e J. Horne. Durante la permanenza ad Amsterdam scoprì il dotto parotideo (ductus stenonianus) che porta il suo nome. A Leida entrò in contatto con Swammerdam e de Graaf. Nel periodo leidense (1660-64) dette alle stampe 11 trattati che spaziano dalla struttura delle ghiandole del cavo orale alle ghiandole dei lobi ottici, dai vasi olfattori all’inserzione dei linfatici nel dotto toracico, dalle ghiandole sudoripare all’anatomia dei volatili. Analizzò poi la struttura del cuore e nella Nova musculorum et cordi fabrica (1663) fissò l’andamento a 8 delle sue fibre e per primo introdusse il concetto di fibra motrice.

La vita di Stenone fu breve ma movimentata: morì, infatti, a neppure 49 anni. Durante la sua infanzia e adolescenza, Copenaghen, la sua città natale, era devastata da epidemie e da guerre, cose che lo indussero presto a peregrinare, senza una precisa meta, nella tumultuosa Europa del Seicento; ma le sue geniali scoperte anatomiche in Olanda lo resero subito noto in tutto il mondo scientifico di allora.

Negli anni seguenti, i suoi studi lo portarono in Francia, in Italia e in Germania e lo misero in contatto con uomini di scienza come il biologo Marcello Malpighi e con l’ultimo discepolo di Galilei, Vincenzo Viviani.
Anche le nuove accademie scientifiche — l’Accademia del Cimento, l’Académie des Sciences e The Royal Society — lo ammiravano. Conobbe i filosofi Spinoza e Leibniz e, presso la corte dei Medici, fu il fondatore della geologia moderna. Ma già in quegli anni doviziosi iniziò, con la sua conversione al cattolicesimo, quella svolta che dalla scienza lo portò al sacerdozio e alla cura delle anime. Il duca di Hannover lo volle come vicario apostolico e a Münster operò come vescovo suffraganeo per tre laboriosi anni. Dopo due difficili anni ad Amburgo morì, in tranquillo anonimato, a Schwerin.
Le sue scoperte geniali e le sue nobili aspirazioni in campo etico-religioso non mancarono di esercitare una profonda impressione su chi condivideva i suoi sentimenti, ma la vita e l’opera di Stenone furono tuttavia presto dimenticate dopo la sua morte, cosa, del resto, da lui stesso voluta. Nel Settecento la sua fama di uomo di scienza e di fede era limitata a particolari ambienti. Soltanto nell’Ottocento la scienza naturalistica d’avanguardia scoprì veramente la sua genialità.

Lascia un commento