Stahl e la teoria del flogisto

Nel 1700 il tedesco George Ernst Stahl (1660-1734), fondatore della terapia del flogisto, sostanza immaginaria che, secondo Stahl, era contenuta nei corpi combustibili, è celebre soprattutto come teorico dell’animismo, secondo cui la vita non può essere ricondotta né alle leggi generali del movimento né ad un sistema di combinazioni chimiche, essendo unico principio vitale l’anima pensante.

Stahl era figlio di Johann Lorentz Stahl, segretario del consiglio di corte di Ansbach e in seguito segretario del Concistoro della Chiesa Anhalt-Brandeburgo. Stahl frequentò il ginnasio locale ad Ansbach prima di trasferirsi all’Università di Jena nel 1679 per studiare medicina. La facoltà di medicina a Jena era una roccaforte della scuola iatrochimica, che sottolineava l’unità della chimica e della medicina e l’applicazione della chimica ai fenomeni medici. Dopo aver conseguito la laurea nel 1684, Stahl lavorò come professore a Jena fino a diventare il medico personale del duca di Sassonia-Weimar, Johann Ernst, nel 1687.

Nel 1694 Stahl divenne professore di medicina teorica alla neonata Università Prussiana di Halle. Si sposò tre volte; le sue prime due mogli morirono di febbre puerperale. Docente assai influente e un gran numero dei suoi allievi occupò posti di primo piano nelle università e nelle istituzioni mediche e mineralogiche degli stati tedeschi.

Le concezioni di Stahl riguardano sia la teoria medica, intesa in un senso filosofico ampio, sia la teoria e la pratica chimica.

Secondo Stahl il corpo vivente dipende dal movimento, in particolare quello del cuore e del sangue, e può quindi essere considerato una macchina, che deve però essere guidata e protetta da un principio vitale non materiale, cioè dall’anima.

Stahl aveva un’interpretazione corpuscolare, e in gran parte meccanicistica, delle sostanze materiali e dei processi chimici. Le sostanze naturali derivavano dall’aggregazione o dalla mescolanza (mixtio) di corpuscoli compositi di diversi ordini, mentre i processi chimici erano le ricombinazioni dei corpuscoli costituenti dei materiali di partenza. La fermentazione, ad esempio, era essenzialmente il rilascio di particelle solforose nei materiali fermentabili. Questa formulazione rigettò non solo la forma aristotelica nella spiegazione della costituzione materiale e dei cambiamenti, ma anche le teorie della fermentazione prevalenti prima del suo tempo che sottolineavano il fermento come un agente un po’ magico per quasi tutti i processi chimici.

Stahl non sembra aver rivendicato il merito di aver inventato la teoria del flogisto. Una sostanza alla base di tutte le questioni infiammabili era stata nominata dallo scienziato inglese del XVII secolo Johann Joachim Becher come flogisto e nel XVI secolo dal medico e alchimista tedesco-svizzero Paracelso come principio dello zolfo. Il principio paracelsiano funzionava come l’elemento aristotelico nella misura in cui non mostrava alcuna consistenza materiale nelle diverse sostanze di cui si diceva formasse una parte. Stahl postulò, e si sforzò di dimostrare con la sperimentazione, che il flogisto rimase materialmente uniforme in tutti i corpi che lo contenevano.

Il flogisto può essere rilasciato nell’aria da minerali solforosi infiammati, da sostanze vegetali in fermentazione o da parti di animali in putrefazione. Riduce i calcoli (residui dopo che un metallo o un minerale sono stati calcinati o arrostiti) nella loro forma metallica, ripristinando la loro lucentezza, il suono tintinnante e la fusibilità; quando perdevano il loro flogisto, i metalli venivano invertiti in calcoli. L’infiammazione (cioè la combustione) e la calcinazione erano quindi entrambi i processi in cui veniva rilasciato il flogisto.

La spiegazione di Stahl dell’infiammazione fu elaborata dai chimici del XVIII secolo come spiegazione della combustione prima che il chimico francese Antoine-Laurent Lavoisier la sostituisse con la teoria dell’ossidazione, che scatenò la cosiddetta Rivoluzione Chimica.

Le opere
Tra il 1706 e il 1708 Stahl pubblicò alcune opere (Disquisitio de mechanismi et organismi diversitate, 1706; De vera diversitate corporis mixti et vivi, 1706; Theoria medica vera, 1708) nelle quali stabiliva una differenza radicale tra l’anima e il corpo.
Nel 1697 pubblicò la Zymotechnia fundamentalis, nella quale espose per la prima volta la sua teoria del flogisto: la combustione veniva interpretata come liberazione di un principio infiammabile (flogisto) dai corpi combustibili e dai metalli. Presentò la sua nuova visione della chimica nella ristampa della Physica subterranea di Becher, corredata da un importante Specimen Becherianum (1703). Tra gli innumerevoli lavori di chimica di Stahl vanno ricordati i suoi trattati tedeschi sullo zolfo (1718) e su sali (1723) e gli Experimenta, observationes, animadversiones, CCC numero, chymicae et physicae (1731).

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