La chirurgia del Seicento in Europa

Mentre in Italia e Francia la chirurgia subiva una momentanea stasi, in Inghilterra e Olanda fece modesti progressi.
L’Olanda, nazione ricca e libera, era divenuta per le sue stamperie la “biblioteca d’Europa”: in questo contesto così vivace, si creò naturalmente un ambiente favorevole al lavoro scientifico. La chirurgia era coltivata non solo dai chirurghi, ma anche dai medici, la cui istruzione era ampia e raffinata, oltre che estesa anche allo studio dell’anatomia.

Vanno ricordati gli anatomici Antonio Nuck (1650 – 1692) e Federico Ruysch ( 1638 – 1731) che apportarono notevoli contributi in anatomia e in chirurgia: il primo fu pioniere negli studi linfatici e le ghiandole salivari, il secondo creò una delle più famose collezioni anatomiche di tutta Europa ed è ritenuto uno dei primi ad aver usato l’imbalsamazione arteriosa per questo scopo.
Va inoltre ricordato che nel 1600 i pittori olandesi lasciarono sulle operazioni chirurgiche più comuni e sugli operatori documenti preziosissimi, oltre che numerosi, forse come mai in altre epoche.

L’Inghilterra in questo secolo ebbe nella scienza e nella tecnologia dei grandi geni dell’umanità e anche nella chirurgia vi sono personaggi degni di rilievo: Fransis Glisson (1597 – 1677) che è rimasto nella storia con i suoi studi sul rachitismo.

Richard Wisemann (1622 – 1676) che ha occupato nella chirurgia inglese quello di Sydenham nella medicina, formulando indicazioni per le amputazione primaria degli arti nelle ferite da arma da fuoco e assegnando alla tubercolosi delle articolazioni la denominazione di “tumore bianco”. Richard Hower (1631 – 1691) che per primo rese noto il procedimento da lui ideato per “far passare il sangue da un animale all’altro”.

Lascia un commento