Nel Seicento i concetti di iatromeccanica e iatrochimica indirizzarono alcuni studiosi alla ricerca della causa delle malattie in alterazioni di ordine fisico o chimico dell’organismo, che veniva considerato alla stregua di una macchina o come una sorta di provetta all’interno della quale avvenivano reazioni chimiche. Secondo la iatromeccanica, come già visto con Borelli, il corpo umano considerato macchina, funzionava sia nello stato di salute che nello stato di malattia per mezzo di fattori di ordine fisico.
Uno dei grandi rappresentanti della iatromeccanica – che in Italia ebbe uno sviluppo fecondo – fu Santorio Santorio (1561-1636): nel 1611 fu chiamato alla cattedra di medicina teorica nello Studio di Padova (che tenne fino al 1624) e mise il suo ingegno meccanico al servizio della medicina, attraverso la progettazione di strumenti finalizzati a dare al medico risposte più attendibili e oggettive rispetto all’osservazione e alla percezione soggettiva.
Nel 1602 apparve la sua prima opera “Methodi vitandorum errorum omnium qui in arte medica contingunt libri XV”, che contiene un forte richiamo all’esperienza, anteposta all’autorità degli antichi. Sono sue invenzioni il primo termometro clinico e il «pulsilogium» una sorta di misuratore del polso. Ma la sua invenzione più celebre fu senza dubbio la “macchina per pesare” o “bilancia”.
Uno strumento che gli consentì di determinare le variazioni del peso del corpo dovute alla perdita di liquidi e stabilire l’entità della “traspirazione insensibile”: per arrivare a questo Santorio effettuò ripetute pesate, tenendo conto della quantità degli elementi assunti e degli escrementi eliminati.
Santorio mise a punto un ingegnoso dispositivo, costituito essenzialmente da una bilancia, che gli permise di controllare le variazioni di peso dell’organismo umano nelle varie condizioni normali e patologiche, giungendo così a dimostrare l’esistenza della “traspirazione insensibile” e a misurare l’entità del fenomeno.
Il suo punto di partenza teorico era la concezione ippocratica secondo la quale la salute è l’armonia degli umori, armonia che si manifesta anche nell’equilibrio tra le materie consumate e quelle espulse dall’organismo. Attraverso le misurazioni che realizzò con la bilancia, riuscì dunque a controllare le variazioni di peso dell’organismo umano nelle varie condizioni normali e patologiche, giungendo così a dimostrare l’esistenza della “traspirazione insensibile” e a misurare l’entità del fenomeno.
I risultati di queste esperienze – che Santorio condusse su se stesso e su un elevato numero di soggetti per oltre trent’anni – costituiscono il primo lavoro nel campo del metabolismo e furono raccolte nel De statica medicina (1614), la sua opera fondamentale.