William Harvey e la circolazione del sangue

Medico e fisiologo inglese, William Harvey (Folkestone, Kent, 1578 – Londra, 1657)  iniziò gli studi di medicina a Cambridge e li completò a Padova nel 1602 sotto la guida di Girolamo Fabrizi d’Acquapendente.

La sua fama è legata alla dottrina della circolazione del sangue, che rovesciò totalmente la concezione galenica fino ad allora dominante.

È noto che Harvey aveva sviluppato il concetto di circolazione del sangue nelle sue lezioni dal 1615. Ma fu solo nel 1628 pubblicò la sua brillante opera “Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus”, in cui rese nota la sua scoperta e dimostrò sperimentalmente, attraverso dissezioni, compressione di arterie e legature di vene, la fondatezza delle sue osservazioni sull’azione del cuore e sul sangue circolante nell’organismo.  Negli anni che seguirono, la teoria della circolazione di Harvey fu accolta con grande polemica tra i suoi colleghi, ma alla fine le sue idee prevalsero. Egli, infatti, incontrò forti opposizioni, ad esempio da parte di Jean Riolan il Giovane (1580-1657) in Francia, e James Primrose (1580-1659) in Inghilterra. Tra il 1660 e il 1670 l’idea della circolazione era però ormai in genere accettata, perfino alla Facoltà di Parigi, la sua più strenua oppositrice. Con l’avvento in Europa della nuova scienza, la scoperta di Harvey ne divenne un simbolo, anche se egli non ne avrebbe condiviso i principi fondamentali.

Il suo trattato è innovativo per la sua concisione, la chiarezza, l’assenza di teorie ambigue e il metodo di sperimentazione

La vita. Harvey fu istruito alla King’s School, a Canterbury e al Caius College, a Cambridge. Dopo una grave malattia, andò a Padova nel 1600, studiando con Girolamo Fabrizi di Acquapendente (1539-1619), le cui opinioni sulle valvole delle vene influenzarono molto la sua ricerca. Nel 1602, dopo essersi laureato in medicina, Harvey ritornò in Inghilterra. Si trasferì quindi a Londra, dove operò come medico all’ospedale San Bartolomeo dal 1609, e quindi insegnò anatomia e fisiologia al Royal College of Physicians dal 1615. Fu medico di Giacomo I e amico di Carlo I. Allo scoppio della rivoluzione nel 1642 si spostò a Oxford ed ebbe la direzione del Merton College, che dovette abbandonare nel 1646, quando si ritirò e finì per occuparsi esclusivamente dei suoi studi. Benché fosse medico e amico di re Carlo I per tutto il suo tragico regno, Harvey non fu nominato cavaliere.
Molti degli scritti di Harvey andarono perduti quando, nel 1642, le truppe dei parlamentari saccheggiarono la sua abitazione londinese; scarse sono dunque le testimonianze della sua attività medica, e poco materiale è disponibile per ricostruire una sua biografia intellettuale. Rimangono tuttavia gli appunti di Harvey per le Lumleian lectures del 1616 sull’anatomia, con le aggiunte degli anni successivi. Questi appunti dimostrano chiaramente gli stretti rapporti di Harvey con la scuola anatomica padovana. Già prima di Harvey, le scoperte anatomiche sulla conformazione del cuore avevano sconfessato la concezione galenica della circolazione del sangue; con Servedo e Colombo si affermarono le nozioni sulla piccola circolazione e e idee di Cesalpino avevano bisogno di maggiore precisazione per chiarire il meccanismo.
Il movimento del sangue nelle vene, dalla periferia al centro, venne intuita da Harvey sulla base della scoperta delle valvole venose fatta da Girolamo Fabrizi di Acquapendente, il suo maestro di Padova. Harvey, infatti, fu allievo di Fabrizio d’Acquapendente proprio nel periodo in cui quest’ultimo si stava occupando di valvole venose. Il suo libro “De Venarum Ostiolis” venne pubblicato nel 1603, un anno dopo il ritorno di Harvey in Inghilterra.
Alcuni potrebbero pensare che, ai tempi di Harvey, l’evoluzione della medicina non avesse ancora raggiunto lo stadio della differenziazione professionale, così che un medico potesse essere istruito da un chirurgo. Tuttavia, un commento di Galileo, collega di Girolamo Fabrizi di Acquapendente a Padova, dice il contrario.

Dimostrò che le valvole del cuore permettono il passaggio dagli atri ai ventricoli e che anche le valvole delle vene permettono il passaggio del sangue in una sola direzione, dalla periferia al cuore

Il suo trattato è innovativo per la sua concisione, la chiarezza, l’assenza di teorie ambigue e il metodo di sperimentazione: precisò che il cuore è un muscolo e al pari di qualsiasi altro muscolo, si contrae; ne assimilò il funzionamento a quello di una pompa. Harvey dimostrò che dalle contrazioni del cuore il sangue viene immesso nelle arterie, che pulsano per una dilatazione della loro parete dovuta alla contrazione cardiaca e non, come allora si riteneva, per una attività insita nell’arteria stessa. Inoltre dimostrò che le valvole del cuore permettono il passaggio dagli atri ai ventricoli e che anche le valvole delle vene, descritte da Fabrizi d’Acquapendente, permettono il passaggio del sangue in una sola direzione, dalla periferia al cuore. Calcolò inoltre che quest’organo espelle in un giorno una quantità di sangue superiore al peso di tutto l’organismo, cosa possibile solo ammettendo che il sangue stesso ritorni al cuore muovendosi in circolo dalle arterie alle vene.
I revisori moderni ritengono che questa sia stata la prima volta che un anatomista del Rinascimento si è spostato dall’anatomia descrittiva a un’analisi della funzione.
Pur avendo dato una dimostrazione chiara della grande circolazione, Harvey non seppe spiegare il motivo per cui essa avveniva, limitandosi ad aggiungere che al sangue «calore, vigore o perfezione», problema che fu risolto da quattro scienziati inglesi: Robert Boyle (1627-1991), Robert Hooke (1635-1703), Richard Lower (1631–1691), John Mayow (1641 – 1679).
La comunicazione fra arterie e vene, invece, solo supposta da Harvey, venne accertata più tardi da Marcello Malpighi.

Bibliografia 

William Harvey (1578-1657): Discoverer of Blood Circulation George Androutsos, Marianna Karamanou, Christodoulos Stefanadis, Hellenic J Cardiol 2012; 53: 6-9 


Scholars and scientists in the history of the lymphatic system 
Gianfranco Natale,Guido Bocci and Domenico Ribatti, Journal of Anatomy (2017) 231 pp 417-429

William Harvey, Fabricius ab Acquapendente and the divide between medicine and surgery, Vivian C. McAlister, Canadian Medical Association Can J Surg, Vol. 50, No. 1, February 2007

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