Durante la Rinascimento, analogamente alla chirurgia, progredirono anche le specialità chirurgiche.
La fama che Parè conquistò come chirurgo ha oscurato in parte il contributo da egli dato all’ostetricia e alla ginecologia: egli, infatti, trattò nello specifico delle modificazioni dell’utero in gravidanza, della formazione del feto, e della condizione del feto nell’utero, distinguendo i parti in naturali da quelli contro natura.
Il suo trattato sul parto intitolato “De la generation de l’homme et manière d’extraire les enfants hors du ventre de la mère”, comparso nel 1551 e completato nel 1573, gli procurò la qualifica di “padre dei chirurghi ostetrici francesi”.
Nella presentazione podalica (che anche in quell’epoca continuava ad essere uno dei problemi più importanti dell’ostetricia), pare non riteneva necessario adoperarsi per estrarre prima la testa; tuttavia egli praticò il rivolgimento podalico e contese a Pietro Franco l’onore di averlo effettuato per primo, anche se in verità spetta a Celso per il rivolgimento podalico su feto nato morto e a Sorano d’Efeso su feto nato vivo.
Inizialmente negò la possibilità dello spostamento delle ossa del bacino durante il parto che, ammise in seguito, avendo avuto modo di osservare i cadaveri di donne che avevano partorito da poco, che presentavano rammollimento della cartilagine della sinfisi pubblica e nel e la disgiunzione delle ossa del bacino.
Fautore in un primo tempo del taglio cesareo su donna viva, cambiò poi opinione per le conseguenze catastrofiche che con esso spesso si procuravano.