Sempre con curiosità, cerchiamo di comprendere l’evoluzione dell’arte della medicina e della chirurgia, provando a capire quali fossero le condizioni di vita dell’ambiente in cui essi operavano.
Nel Rinascimento, sebbene Galeno continui ad essere considerato un maestro infallibile, si ardiscono abbattere nuove vie, vengono tentate nuove prospettive, si danno vita ad esperimenti e nuove interpretazioni. Ma accanto ad aspetti di innovazione, rimangono anche quelli più conservatori.
Nel fervore del rinnovamento rinascimentale, particolarmente attivo in campo anatomico, la chirurgia ha ricevuto un nuovo impulso per quanto riguarda le branche specifiche e particolari tipi di interventi.
Grazie al forte impulso che la chirurgia ricevette in generale e attraverso il diffondersi sempre più esteso dell’uso delle armi da fuoco, la chirurga si dotò di una strumentario più sofisticato, vide la presenza di numerosi trattati, dotati di illustrazioni che permettevano la comprensione del testo.
Anche grazie alla maggiore diffusione della stampa, si ebbe una maggiore diffusione della cultura, che permise di allargare il contributo di idee oltre i confini di Italia e Francia.
Sul finire del XV secolo e l’inizio del XVI si formò a Strasburgo, allora tedesca, un centro chirurgico in cui emersero alcune personalità di grande rilievo come Hieronymus Brunschwig Chirurgo (Strasburgo 1450 – ivi 1534), autore di un trattato di chirurgia, stampato nel 1497 dove compaiono per la prima volta disegni di strumenti chirurgici. Ma egli è anche conosciuto come
autore di un’opera sulla distillazione.
E ancora: Hans von Gersdorf (Strasburgo 1455 – ivi 1529), audace chirurgo tedesco che praticò oltre duecento amputazioni.
Wilhelm Fabry, unanimemente considerato il “padre della chirurgia in Germania”
Ma il chirurgo più celebre di quella scuola fu Wilhelm Fabry, (Hilden, 1560 – Berna, 1634) unanimemente considerato il “padre del la chirurgia in Germania”.
È meglio noto come Fabricius Hildanus (era nato a Hilden, vicino a Düsseldorf), e fu in verità il primo chirurgo tedesco istruito e “scientifico”, in netto contrasto con l’abituale figura del barbiere-chirurgo nomade, rude e il più delle volte incolto.
All’età di circa 26 anni abbandonò per motivi religiosi il suo paese per rifugiarsi in Svizzera, dove rimase per una ventina d’anni che furono i più fecondi della sua carriera soggiornando soprattutto Losanna. Fu un ottimo chirurgo perché operava con estrema rapidità. Era anche dotato di una solida preparazione anatomica, avendo avuto per maestro un allievo di Vesalio e avendo gli stesso seguito numerose dimostrazioni pubbliche e autopsie.
Fabry dichiarò guerra a tutto ciò che voleva legare la stregoneria alla medicina; documentò oltre seicento casi, che pubblicò nelle Observationen, lasciando così una preziosa documentazione dello stato dell’arte chirurgica in quel periodo. Nel suo trattato sono minuziosamente descritti gli interventi chirurgici dell’epoca e in particolare le amputazioni, che praticava con un metodo personale, consistente nel tirare verso la radice dell’arto la pelle e i muscoli per mezzo di un laccio circolare fortemente serrato al di sopra della sezione, e che sostituiva una sorta di emostasi di preventiva e riduceva alquanto la sensibilità.
Sono osservazioni che appaiono oggi notevolmente in anticipo sui suoi tempi, diversamente dai contemporanei che preferivano tenersi il più vicino possibile all’area malata, se non addirittura al disotto di questa.
Bibliografia Swiss Journal of the history of medicine and sciences,(1951), 8 1-2, Olivier Eugène, Sur Guillaume Fabri, de Hilden, sa famille et sa femme, quelques renseignements nouveaux