Il “mal di pietra” nel XVI secolo

Nel Cinquecento, l’Italia e la Francia sono all’avanguardia nel settore della chirurgia, grazie all’opera di revisione della tradizione classica effettuata dai chirurghi di alto livello.

Una tipologia di intervento che fu portata dalla pratica empirica alla chirurgia universitaria fu quella per l’asportazione dei calcoli vescicali, il “mal di pietra”, effettuata fino ad allora dai litotomi.

In questo periodo, il litotomista empirico francese Pierre Franco (1505-1578) ideò l’operazione per l’asportazione dei calcoli vescicali mediante cistoscotomia addominale sovrapubica, così come la riparazione chirurgica dell’ernia con conservazione del testicolo: per questo è considerato uno dei più grandi chirurghi del Rinascimento e precursore dell’urologia.

Lo strumentario usato per questo intervento fu chiamato “alto apparecchio”. Un intervento che si rese necessario in quanto il Franco si trovò nella condizione di dover intervenire su di un bambino con un calcolo grande quanto “un uovo di gallina” e non potendo intervenire attraverso il perineo, decise per il taglio sopra l’osso pubico, che per allora era molto ardito.

Dalla lettura delle poche righe che Franco riporta sul “Piccolo trattato”, che riassume le nozioni sull’anatomia della vescica conosciute allora, sorprende l’audacia dell’intervento.

Il “Piccolo trattato” venne pubblicato nel 1556 a Losanna, dove probabilmente Franco si rifugiò a seguito delle guerre di religione. Si tratta di un opuscolo, piuttosto raro in cui il Franco si occupa della chirurgia praticata da “chirurghi erniari, incisori e operatori di cataratta”, utile per comprendere la chirurgia del XVI secolo.

Sempre in Svizzera, gli venne concessa l’autorizzazione di esercitare la professione di “incisore di vesciche, ernie e cataratta”.

 

Bibliografia
Prog Urol, 2004, 14, 255-259, Pierre Franco, chirurgien des hernies, lithotomiste, taille hypogastrique, ANDROUTSOS G.

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