“Io lo curai, ma Dio lo ha guarito”
Ambroise Parè (1510-1590), nato a Laval, ebbe come primo maestro il barbiere chirurgo del suo paese natale. Passò quindi all’Hotel Dieu di Parigi, dove esercitò sia nella chirurgia sia nell’anatomia. Nel 1536 iniziò la sua professione di «chirurgo barbiere» al servizio dell’esercito francese, con saltuari intervalli, per oltre trent’anni, durante i quali si succedettero quattro re. In questa sua attività egli si fece amare, rispettare e onorare per la sua grande perizia e onestà, tanto da divenire consigliere e chirurgo personale dei re di cui era stato a servizio.
Alla pratica di chirurgo militare egli aggiunse quella civile, espletata durante gli intervalli di servizio militare, all’Hotel Dieu di Parigi, dove aveva iniziato la sua carriera e dove la terminò come primario chirurgo.
Parè seppe imporsi all’ammirazione e alla stima del suo tempo, malgrado l’opposizione dei medici universitari, che non volevano riconoscere in lui, semplice «chirurgo barbiere», un collega degno di essere alla loro altezza.
Questi suoi meriti divennero però riconosciuti dai chirurghi del Collegio dei Santi Cosma e Damiano che lo accolsero nel loro Collegio. Conscio della sua superiorità di chirurgo e sprezzante delle convenzioni, seppe sempre essere umile di fronte alla realtà delle cose e la frase che soleva ripetere “io lo curai, ma Dio lo ha guarito” rappresenta bene il suo modo di giudicare se stesso.
La sua prima scoperta importante fu quella riguardante l’abolizione dell’olio bollente nel trattamento delle ferite d’arma da fuoco: scoperta che però avvenne più per caso che per ragionamento. Infatti, nel 1536, all’epoca della sua prima campagna militare, trovandosi a Susa, a seguito delle truppe inviate in Piemonte per assediare Torino, dopo uno scontro gli venne a mancare l’olio e fu costretto ad applicare sulle ferite un semplice «digestivo» composto di tuorlo d’uovo, olio rosato e trementina. Egli confessò che durante la notte non riusciva a dormire nel timore di ritrovare avvelenati coloro che non aveva trattato con l’olio bollente. Quando all’alba si recò a visitare i malati, scoprì contro ogni sua speranza che coloro a quali aveva applicato il «digestivo» non sentivano troppo dolore alle ferite, che non erano infiammate. Gli altri, a cui era stato applicato l’olio bollente, era febbricitanti e afflitti da forti dolori. Da allora decise di non trattare più così crudelmente i feriti da arma da fuoco.
Crollò, così, la dottrina dell’avvelenamento delle ferite d’arma da fuoco e della loro necessaria cauterizzazione con olio bollente.
Ma la principale scoperta di Parè, che lo rese famoso, è stata la legatura delle arterie delle amputazioni, che praticò per la prima volta nel 1552, durante l’assedio di Danvilliers in occasione dell’amputazione della gamba di un gentiluomo francese. La tecnica da lui usata consisteva nell’afferrare con la pinza “a becco di corvo” e nel tirar fuori dei tessuti l’estremità dei vasi e nel legarle a filo doppio. Quando questa tecnica non era praticabile, come nelle emorragie secondarie, Parè ricorreva alla legatura mediata, con l’ago che prendeva l’arteria, i tessuti vicini e un ponte di pelle.
A Parè va il merito di essere stato il primo ad averla applicata nelle amputazioni e ad averla divulgata. Un merito piuttosto importante, se si pensa che fino ad allora le amputazione erano arrestate con l’impiego di grossi cauteri arroventati che si applicavano sulla superficie della sezione e producevano ampie escare, tormentando terribilmente i feriti ed assicurando una emostati molto relativa.
Nonostante la sua intensa attività professionale, Parè trovò anche il tempo di pubblicare parecchie opere: tutti scritti in francese, perché non conosceva il latino, ma anche per farsi comprendere dei barbieri, i quali pure ignoravano latino. La prima di queste sue opere intitolata “Methode de traicter les player par arquebuses et autres baton à feu” vide la luce nel 1545.
Le amputazioni, che venivano praticate eccezionalmente, divennero più frequenti in epoca rinascimentale con l’introduzione delle armi da fuoco, comportando l’introduzione di modificazione tecniche, di cui Parè fu artefice.