Gabriele Falloppio (1523 – 1562) di Modena, a soli 24 anni era già lettore di anatomia all’università di quella città.
Entrò nel circolo (poi ribattezzato Accademia) che si riuniva nella spezieria del farmacista Antonio Grillenzoni, nel quale venivano discusse questioni letterarie e scientifiche. In odore di eresia, l’attività del gruppo venne definitivamente soppressa con editto ducale nel 1545 e gli aderenti, tra cui lo stesso Falloppio, furono costretti a sottoscrivere gli articoli di fede stilati dai cardinali Giovanni Morone e Jacopo Sadoleto.
Orfano di padre, si prese cura di lui lo zio Lorenzo Bergomozzi che alla sua morte, avvenuta a causa della sifilide, gli lasciò alcuni benefici concessi dal Papa: poté così laurearsi a Ferrara e cominciare ad esercitare la professione di medico.
Passò quindi a Pisa e nel 1551 a Padova dove successe al Vesalio nella cattedra di anatomia e chirurgia, che mantenne sino alla morte.
La sua opera fu vastissima, ma eccelse soprattutto in anatomia. Le sue scoperte in questa branca furono tanto numerose da rendere difficile la loro completa numerazione. A lui si deve la scoperta della corda del timpano e, dei canali semicircolari, del seno sfenoidale, del canale della rocca petrosa. Da lui prendono nome le trombe uterine e il legamento inguinale. Descrisse più accuratamente i nervi: trigemino, acustico e glossofaringeo.
La conoscenza dell’anatomia dell’occhio ebbe da lui un notevole apporto per le osservazioni fatte sul cristallino, sul corpo vitreo, sui muscoli motori sull’apparato lacrimale, sul corpo ciliare, sui movimenti della pupilla. Dimostrò la funzione dei muscoli intercostali. Scoprì i muscoli occipitali e il legamento rotondo dell’utero.
Per avere osservati alcuni errori commessi da Vesalio nella sua critica contro l’opera di Galeno venne violentemente attaccato.
Le principali opere anatomiche di Falloppio sono le “Observationes anatomicae in libros quinque digestae” (1561) che non sono corredate da figure, sebbene l’autore avesse comunque in previsione di realizzare per un futuro trattato; sono caratterizzate da una tale precisione nelle descrizione anatomiche da rendere quasi superflue le immagini.
“Compendium de anatomia corporis umani” pubblicato postumo nel 1571.
Per il complesso e l’eccellenza della sua opera viene considerato da molti storici soprattutto stranieri, il migliore anatomico italiano.