Il governo della salute nel Rinascimento

Ma quanto costava curarsi nel Rinascimento come si accedeva alle cure? Quale scelta era praticata fra i vari professionisti della salute? Quale era il grado di istruzione medica della popolazione? E quale spazio aveva la pratica dell’automedicazione?

Nel Rinascimento in tutta Europa, seppur con differenze diverse nelle varie aree geografiche religiose, va considerato il contesto.

Il Rinascimento che aveva portato una rivoluzione nell’anatomia e della fisiologia portò anche un rivolgimento nella patologia e nella clinica medica anche se fu più apparente che reale: servì, infatti, a gettare le basi per un ulteriore progresso della medicina, mentre nella pratica si continuava a seguire la dottrina medica di Galeno. Fra le idee più interessanti formulate in questo senso meritano particolare attenzione quelle di Paracelso, perché nei secoli successivi offrirono vasti campi alla ricerca.

E poi, va sottolineato come cura non sia sinonimo di terapia. Un sinonimo, una sovrapposizione storicamente giustificata ma impropria.

I terapeuti erano quelli usciti da monasteri, che si prendevano cura di sé e della comunità di appartenenza mediante l’osservanza di regole ferree, quali la continenza assoluta, la dieta poverissima e lavoro incessante.
Va ricordato, invece, che nell’antica Roma repubblicana curatore era il familiare che si faceva carico di una persona inabile; in età medievale e rinascimentale curatore era l’uomo dei campi che si prendeva cura delle piante da frutto, dando loro acqua e nutrimento, proteggendole dal freddo, sistemando le parti guaste, valutando le parti da recidere.

Erano numerose le figure curanti diverse da quella del medico fisicus, lo specialista di medicina interna, addottorato all’Università, maschio in grado di leggere con disinvoltura testi classici.

Si possono elencare tra coloro che praticavano a titolo ufficiale la professione di cura e che non erano in senso stretto medici e chirurghi di diverso livello tipo: gli speziali (i farmacisti), le levatrici, una serie di altre figure tra cui spiccano i ciarlatani (venditori ambulanti di farmaci dotati di licenza in grado di praticare anche operazioni di piccola chirurgia come le estrazioni di denti). Ma curavano in senso lato anche figure non riconosciute, e spesso anzi apertamente avversate non solo e non tanto dalla medicina ufficiale quanto dalle autorità preposte al controllo delle attività di cura: chimici distillatori, gestori dei bagni pubblici di terme, madri di famiglia esperte in rimedi domestici.

Quest’ultima categoria prevalente nelle aree rurali ma anche nelle reti urbane di vicinato composta da donne spesso anziane, ha dato luogo a uno dei più tenaci stereotipi della lettura letteratura medica, quello della vetula: la vecchietta che pretende, a torto, di avere capacità terapeutiche, una figura, come si capisce, molto vicina, a quella assai più inquietante della strega.

La magia naturale nelle sue diverse dimensioni è stato un fenomeno importante nella cultura rinascimentale soprattutto italiana e ha dato luogo ad un interesse per i fenomeni naturali. Una fiducia nella dimensione del soprannaturale nell’arco della storia che va dalla credenza dell’azione dei talismani a quella nell’intervento divino diretto non è mai cessato di esistere per tutta l’età moderna e oltre.

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