San Biagio, protettore della gola. Santa Apolonnia, dei denti; San Lorenzo la schiena e Santa Lucia gli occhi. Ad altri santi si attribuiva il potere di provocare o guarire certi mali: Santa Dimfna era invocata nei casi di pazzia, Sant’Avertino nelle emorroidi e fistole, San Cipriano nella peste.Intorno al Mille, periodo in cui la medicina era sotto il dominio della Chiesa, le pratiche religiose ebbero una una parte notevole nella cura delle malattie. E queste tradizioni millenarie sono rimaste vive fino ai giorni nostri.
La componente teurgica ebbe una parte preponderante nella cura dei malati, ma alla base della cura vi erano cognizioni di medicina greco-romana contenuti nei codici conservati nei conventi e consultati dai monaci che si occupavano di assistenza sanitaria.
Agli albori dell’anno mille, le Scuole classiche, che avevano iniziato a sorgere intorno all’800, assunsero il dominio della cultura in tutte le branche, compresa la medicina, diventando dei fiorenti centri di insegnamento dai quali si svilupparono le università.
Alcune di queste scuole derivarono dalle scuole ecclesiastiche, come quella di Parigi, altre sorsero laiche come Montpellier, altre ancora si formarono intorno ad un maestro.
Ogni scuola aveva una propria organizzazione che disciplinava insegnanti e studenti, che si organizzarono in società e istituirono le prime cariche.
Nella scuola di medicina, inizialmente i docenti furono chiamati genericamente “medici”, poi “magistri”, in seguito “medici phisici”, “professores” ed infine “doctores” come nelle scuole di diritto.
Le materie di insegnamento, a quelle del trivio e del quadrivio, vennero aggiunte il diritto, la filosofia, le Humanae Litterae, l’ars dictandi e la medicina, che aveva un posto preminente rispetto alle precedenti.