Ildegarda di Bingen

Intorno al X secolo sono quasi sempre i monaci a gestire una assistenza medica collettiva, come le infermerie monastiche e le chiese con gli annessi hospitalia, o ospizi, come si definiranno a partire dall’XI secolo.

In questo contesto emergono figure di intellettuali che sono anche curanti, come Ildegarda di Bigen, (1098-1179) una delle più singolari e affascinanti protagoniste di questo periodo.

Badessa benedettina, divenuta magistra, e poi anche santa, traeva dalla sua natura di donna malinconica, dal suo spirito di donna mistica e dalla sua sapienza la facoltà profetica che la rendeva “oracolo di Bigen”. La sua arte dialettica la rese interlocutrice di papa Eugenio III e dell’imperatore Federico Barbarossa.

Le sue doti visionarie le permisero di riunire teologia, etica, musica e arte in un’unica idea di uomo, creazione e cosmo, e anche i suoi trattati di medicina sono influenzati da questa nuova concezione. Sulla base della concezione globale del mondo proposta da Ildegarda,

non solo al momento di curare la malattia, ma già prima del suo insorgere.

Una visione che prevedeva una attenzione agli altri “per amore verso Dio” in quanto “proprio Lui che possiede le ricchezze del Cielo, è sceso umilmente fra i poveri” che vanno dunque accolti e mantenuti. In opposizione alla cultura del suo tempo che disprezzava il corpo come fonte di ogni male, Ildegarda affermava: “L’anima e il corpo sono una sola realtà. Grazie a corpo, anima e mente l’uomo è completo e in grado di agire e può fare cose meravigliose…”. E ancora: “corpo e anima vivono insieme e si fortificano a vicenda come fa il firmamento coi pianeti: collaborano e si rafforzano”.

Fra gli scritti di Santa Ildegarda vi sono 6 dei 9 volumi della raccolta “Physica” in cui si esamina cosa si deve fare per mantenere la salute, e cinque volumi che costituiscono il “Libro della medicina composta” dove si studia come si generano le malattie e come si curano. Negli altri testi vengono trattate le scienze naturali, ma anche l’azione sull’organismo umano di tutto ciò che è commestibile.

Un’altra famosa opera è l’ “Herbaria semplicium”, che raccoglie tutte le piante coltivate nei conventi da cui venivano tratti i rimedi. Nei libri di Ildegarda ricorre il termine latino Viriditas, che indica letteralmente ciò che è di colore Verde e che germogliando esprime freschezza e vigore. Con questo termine si intende la vitalità, l’energia creativa, che si perde quando viene a mancare la fede e subentra l’aridità del cuore, permettendo l’entrata di tutte le malattie.

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