L’Urologia al tempo dei Romani

Nel “De Medicina” Celso dedicò ampio spazio alla patologia dell’apparato urinario, sebbene va sottolineato che accanto a precise nozioni tecniche su alcuni interventi, pose interpretazioni fantasiose sulla sintomatologia di alcune patologie.

La descrizione di Celso del taglio perineale per l’asportazione dei calcoli vescicali è molto precisa, pur limitandone l’indicazione nei ragazzi dai 9 ai 14 anni (età in cui allora la malattia era molto diffusa).
Descrisse in modo corretto il cateterismo uretrale per mezzo di sonde dotate di una curvatura e di fori laterali all’estremità.

Sempre in campo urologico, Areteo di Capodocia (81-138 d.C.) si occupò di delle nefriti, tentandone anche una classificazione. Nel caso di ritenzione urinaria, in cui era impossibile praticare il cateterismo uretrale, consigliava la cistotomia per via perineale.

Un’opera sulle malattie dell’apparato urinario, in cui sono descritte compiutamente ematurie, piurie, ritenzione d’urina, ascessi prostatici e l’operazione della calcolosi vescicale secondo Celso risale al 100 d.C. a cura di Rufo d’Efeso.

Fu invece Eliodoro, intorno al 120-130 d.C. a descrivere per la prima volta i restringimenti dell’uretra, che attribuì a delle “cavernosità” da asportare per via endouretrale.

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