Con Galeno si chiuse il periodo classico della medicina greco-romana ed ebbe inizio quello definito della decadenza, anche se il Medioevo era lontano ancora tre secoli.
In questi periodo, i medici si attennero scrupolosamente agli insegnamenti classici, con semplici compilazioni o raccolte di ricette, pur non mancando persone di talento.
Ma da segnalare è soprattutto la legislazione e l’organizzazione sanitaria romana: in questo campi, infatti, Roma è stata maestra, stabilendo norme che valgono ancora oggi.
Presso il popolo romano l’igiene e la sanità pubblica vennero sempre tenute in grande considerazione, regolate da una rigida legislazione.
Territorio. Avvalendosi degli insegnamenti etruschi, i romani compirono opere di bonifica sia in città, sia nelle zone limitrofe, provvedendo alla realizzazione della “cloaca massima”, con lo scarico nel Tevere delle acque luride urbane.
Acqua. La scarsità delle fonti locali e l’incremento della popolazione indussero i romani a rifornirsi di acqua da fonti più ricche, convogliandole attraverso gli acquedotti le cui rovine possono ancora essere visibili oggi.
Igiene. Altre vestigia dell’igiene romana sono le terme, di cui Roma fu ricchissima, tanto che all’epoca di Diocleziano (284-305 d.C.) se ne contavano circa 800. Le terme rimasero per lungo tempo non solo un luogo di pratica igienica, ma anche di idroterapia, quando con la scuola metodica, i bagni caldi e freddi erano prescritti come cura di molti stati morbosi.
Esercizio fisico. Rappresentava uno dei capisaldi dell’organizzazione romana. Veniva effettuato al ginnasio, una palestra spesso annessa alle terme, cui accedevano sia atleti per allenamento sia persone per correggere imperfezioni.
Alimentazione. Gli edili controllavano l’igiene alimentare: verificando gli ammassi di grano, sorvegliando i mercati, avevano il potere di impedire le vendite di prodotti guasti.
Ospedalità. Roma non ebbe una vera e propria ospedalità intesa in senso moderno, ma erano presenti valetudinari che svolgevano attività ospedaliera sia pure limitata a determinate persone. Si trattava di infermerie più o meno ampie, dove venivano curati gli schiavi e i famigliari ammalati. Erano inoltre presenti valetudinari militari, adibiti al ricovero dei combattenti.
Il medico a Roma era considerato fino al primo secolo a.C. un modesto artigiano: con le disposizioni di Cesare, nel 46 a.C. di concedere la cittadinanza romana a tutti i medici stranieri che esercitavano in Italia fu utile per il riconoscimento pubblico del ruolo ed elevare la sua posizione. Nel 29 a.C. Augusto trasformò i medici in funzionari statali, autorizzandone il raggruppamento in corporazioni.
Fu in questo periodo che sorsero le prime scuole private di medicina, che garantivano la capacità professionale di coloro che ne uscivano.