L’epoca galenica

Si tratta del periodo in cui Galeno svolse le sue attività mediche a Roma, dal 164 d.C. alla morte, avvenuta circa nel 201 d.C.

Galeno rappresenta una figura nuova nel panorama culturale dei tempi: non apparteneva a nessuna scuola, anzi, ideò e costruì un complesso e completo sistema medico, basato sulla medicina ippocratica, che durò fino all’epoca di Vesalio, primo a metterlo in discussione.

Nato a Pergamo, in Asia minore, nel 129 d.C. iniziò giovanissimo gli studi in filosofia, che proseguì insieme a quelli di medicina a Smirne, a Corinto e ad Alessandria, dove si fermò a lungo.

Tornato a Pergamo nel 157, venne nominato medico della scuola dei gladiatori e qualche anno dopo, nel 164, si trasferì a Roma, dove seppe imporre la sua presenza come medico e scrittore. La sua affermazione ebbe come conseguenza inimicizie e dissapori, dovuti anche al suo carattere arrogante. Dopo pochi anni, pertanto, tornò nella sua città natale, ma fu richiamato nel 169 dall’imperatore Marco Aurelio che lo volle per curare i disturbi che i suoi medici non erano in grado di affrontare.
Si fermò poi a Roma, dove morì nel 201.

Fu autore di oltre quattrocento opere mediche, in cui sono affrontati tutti gli aspetti della medicina; di queste, soltanto una parte è rimasta conservata, circa 119.

Le opere, scritte da Galeno in greco, vennero tradotte in parte in latino, in parte in arabo da medici arabi che le commentarono ampiamente, interpretandole talvolta in modo erroneo.

L’anatomia di Galeno è trattata nell’opera “Administrationes anatomicae”: per studiarla, egli fu costretto a ad eseguire dissezioni di animali, come maiali o scimmie, essendo vietato effettuare dissezioni e anche tardarsi a ad osservare individui con ferite vaste, che potessero rivelare gli organi interni.

Effettuò quindi studi sull’anatomia osservando gli animali e praticando il concetto dell’analogia tra funzione e morfologia, secondo il quale organi con di esseri viventi che svolgono la stessa funzione possiedono la medesima struttura anatomica. Teoria rimasta valida fino al 1800, che porta a con se il concetto dell’anatomia quale studio anatomo-funzionale degli organi.

Gli argomenti dell’opera anatomica di Galeno riguardano l’osteologia (cioè lo studio dello scheletro e delle ossa), la miologia (ossia lo studio dell’apparato muscolare), la neurologia e l’angiologia.

Gli studi maggiormente completi risultano essere quelli sull’osteologia, in particolare sullo scheletro della testa e le sue connessioni con la colonna vertebrale: vengono ben descritte le vertebre, le coste, lo sterno, la clavicola.
In miologia sono, invece, descritti i muscoli più esterni, alcuni dei quali sono stati scoperti proprio da Galeno: il platisma, il popliteo e i muscoli della laringe.
In neurologia Galeno fece il maggior numero di scoperte: descrisse per primo i nervi laringei inferiori, i nervi olfattori, la prima e la terza branca del trigemino. Inoltre fu lui a mettere in evidenza che la “quinta coniugatio”, ossia il quinto paio dei nervi cranici, è composta non da un solo tronco, ma dall’acustico e dal facciale.
Negò, come fino ad allora si credeva, che i nervi avessero origine dal cuore, affermando invece che i nervi sensitivi partissero dal cervello e quelli motori dal midollo spinale.
Descrisse con chiarezza l’origine del nervo frenico e della catena gangliare del simpatico. Nel sistema nervoso centrale, Galeno scoprì il setto pellucido, il corpo calloso, le eminenze quadrigemine e i ventricoli cerebrali.
In angiologia continuò a credere che il cuore fosse l’origine delle arterie e il fegato delle vene, nonché la separazione dei sistemi venoso e arterioso.

Delle numerose altre opere di Galeno, parleremo nei prossimi articoli.

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