Alessandria divenne con Alessandro Magno uno dei centri culturali più importanti dell’epoca: lì si trasferì la cultura greca e vi rimase per oltre tre secoli, con influenze egiziane, babilonesi, ebraiche. Una fusione di culture che influì in modo positivo sulla ricerca scientifica, ponendo in evidenza l’importanza della sperimentazione come metodo di indagine.
Anche i successori di Alessandro contribuirono ad accrescere l’importanza culturale della nuova città, promuovendo la realizzazione di scuole, un museo di storia naturale e una biblioteca, che divenne la più completa dell’epoca, fino alla sua distruzione, avvenuta a causa di un incendio, secondo le leggende.
Nella scuola di Alessandria insegnarono Euclide, autore degli “Elementi di geometria” e Archimede, il più grande di tutti i matematici greci.
Lo studio della medicina trovò terreno fertile e grazie alla possibilità di effettuare dissezioni, venne sviluppata in particolare l’anatomia.
I medici più illustri furono Erofilo ed Erasistrato: il primo si dedicò con successo agli studi anatomici, meritandosi l’appellativo di padre dell’anatomia. Secondo le fonti, Erofilo avrebbe praticato, anche in pubblico, oltre seicento dissezioni di cadavere. Accurate osservazioni che permisero al medico di descrivere minuziosamente l’apparato urogenitale, nervoso e gastroenterico. Riconobbe con precisione le meningi, i plessi corioidei, il nervo ottico, che definì come la via nervosa che trasferisce le sensazioni visive dall’occhio all’encefalo. Distinse definitivamente i nervi dai tendini, che fino ad allora erano confusi.
Nell’apparato genitale, diede il nome alla prostata (che significa sta innanzi). Scrisse numerose opere che andarono perdute: ci rimangono solo le sue citazioni.
Erasistrato secondo Plinio fu nipote di Aristotele: dopo una lunga permanenza ad Alessandria, morì avvelendandosi con la cicuta, per porre fine a causa di atroci sofferenze causate da un’ulcera al piede.
Elaborò teorie sulla fisiologia della circolazione, dimostrò l’esistenza delle valvole atrio-ventricolari. Riconobbe all’arteria polmonare i caratteri di un vaso venoso perché trasporta sangue ben ossigenato in direzione centripeta.
Della sua vasta produzione scientifica, di cui si ricordano scritti sulla febbre, sulla pletora, sulla gotta, sono rimasti solo frammenti e citazioni nell’opera di Galeno.