La medicina greca: il periodo scientifico

Verso la fine del 600 a.C. nella civiltà greca si sviluppò il pensiero scientifico, che favorì il passaggio dalla medicina religioso-empirica a quella scientifica.
Questo permise l’elaborazione di un vero e proprio metodo di studio sulle cause e sulle origini della vita da parte dei “filosofi”, ossia gli amanti del sapere, che elaborarono nuove dottrine tese ad illustrare il mistero della vita attraverso lo studio della natura. Questa impostazione ebbe come conseguenza un atteggiamento differente rispetto all’arte medica, portando come naturale conseguenza alla “medicina scientifica”. Un approccio che rifiutava ogni possibile causa soprannaturale e che prevedeva l’attenta e sistematica valutazione dei casi clinici attraverso l’analisi di molteplici ipotesi sull’eziologia delle varie affezioni.
Una impostazione che originò scuole, alcune a carattere esclusivamente filosofico, altre filosofico e medico.
La scuola di Mileto fu la prima in ordine di tempo. Probabilmente favorita dalla posizione geografica, in Anatolia sulle coste dell’Asia Minore, convergenza della cultura greca, egiziana e assiro-babilonese, favorì il pensiero dei primi filosofi: Talete, Anassimandro e Anassimede. Il primo fu il fondatore della scuola, che considerava l’acqua principio di tutte le cose. Anassimandro è invece l’ideatore del concetto di principio e il “principio delle cose”  è l’infinito. Anassimede, pur riconoscendo il concetto degli “eterni contrari” ideato da Anassimandro, considera l’aria unica sostanza essenziale.
La scuola di Efesto ebbe come massimo rappresentante Eraclito, che riconobbe nel fuoco il principio del mondo.
Queste due scuole non si occuparono specificatamente di medicina.

La scuola di Crotone ha il merito di occuparsi di medicina, grazie ad una impostazione razionale che diede il suo fondatore Pitagora da Samo.

La dottrina pitagorica riconobbe nei numeri il principio di ordine e armonia della natura. Alla scuola di Crotone non sono legate scoperte scientifiche degne di rilevanza, ma va attribuita l’impostazione che riconosceva nell’armonia la salute, mentre il suo turbamento avrebbe provocato la malattia.
Ad essa apparteneva Alcmeone, primo grande filosofo ad occuparsi di medicina: per il rigore scientifico dei suoi studi, a lui è riconosciuto il merito di aver conferito alla medicina la dignità di scienza. Autore di un’opera a contenuto biologico e medico, il “Periphyseos”, studiò per primo l’anatomia, anche avvalendosi di ricerche autoptiche (autopsie) su animali. Sostenne che dal cervello partono tutte le nostre funzioni vitali ed è quindi “egemone dell’organismo”. In patologia fornì spunti interessanti, propedeutici agli studi di Ippocrate: sostenne, infatti, che fosse l’equilibrio a mantenere il benessere, mentre la prevalenza di un opposto sull’altro avrebbe causato la malattia.
La scuola di Agrigento fu fondata da Empedocle (500-430 a.C.) che rivelò molteplici interessi, dalla letteratura alla medicina. Soggetto eclettico e dalla grande personalità, anticipò la teoria di Darwin, sostenendo che i primi ominidi, esponenti imperfetti della razza umana, avrebbero avuto origine dall’aggregazione dei quattro elementi primordiali: terra, acqua, aria e fuoco. La loro selezione avrebbe permesso la vita solo alle forme più evolute. Anche i cinque sensi furono spiegati dalla teoria dei quattro elementi, in quanto a ciascuna funzione era attribuito un principio.
Il più famoso allievo di Empedocle fu Acrone, che alle speculazioni del maestro prediligeva la pratica medica: a lui infatti possono essere attribuiti interessanti metodi di terapia e profilassi. E fu il primo ad applicare la pratica delle fumigazioni dopo una epidemia di pestilenza, adottata successivamente da Ippocrate.
La scuola di Cnido fu invece la prima scuola di medicina del mondo occidentale: secondo Galeno sorse intorno al 600 a.C. e si occupò prevalentemente dell’aspetto terapeutico della malattia. I dettami fondamentali di questa scuola, le “sentenze”, trovano posto nel Corpus Hippocraticum.

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