La Bibbia, seppur carente di nozioni tecniche medico chirurgiche, è una ricca fonte di informazioni su norme igieniche personali e comunitarie e può essere considerata uno dei più antichi trattati di igiene.
Tra gli Ebrei, infatti, l’impurità fisica e morale era considerata una grave offesa nei confronti di Dio: il testo, quindi, esplicita le istruzioni igieniche, alimentari e quelle da osservare in caso di epidemia, come il bagno o alcune limitazioni dietetiche (come il divieto di nutrirsi di carne di maiale o grasso animale).
Oltre al culto della pulizia, la medicina ebraica ha il merito di aver inserito il concetto di riposo settimanale.
Secondo gli Ebrei, Dio era l’unico principio della malattia e della guarigione e il ruolo preminente era affidato al sacerdote, che intercedeva presso Dio per ottenere la guarigione dell’infermo, con preghiere e riti.
Alcune nozioni di anatomia si trovano nel Talmud, compilato in epoca successiva alla Bibbia: in particolare viene riportato di un osso, chiamato “luz”, situato nella colonna vertebrale e considerato il nucleo vitale dell’organismo. Questa credenza fu sfatata da Vesalio, che dimostrò l’infondatezza di questo e altri miti anatomici.
La medicina ebraica era collegata a quella egiziana, come dimostrano la pratica del salasso, l’applicazione di ferule e altre tipologie di medicazioni citate nel Talmud.